Etichettatura e attivazione della clausola di salvaguardia per difendere il settore riso in crisi. Questi i due obiettivi sui quali si è deciso di puntare al termine del Tavolo Verde del riso, riunito a Torino alla presenza dell’assessore Giorgio Ferrero, dei rappresentanti delle associazioni agricole e delle cooperative, del presidente dell’Ente Nazionale Risi, Paolo Carrà.
“E’ evidente che l’etichettatura obbligatoria è l’unico provvedimento strutturale che può dare fiato al comparto, che versa in una profonda crisi, e rilanciare il riso piemontese, sul modello di quanto già avvenuto in altri settori: la carne bovina, l’ortofrutta, il lattiero caseario”, dice Giorgio Ferrero. “Solo così si potrà valorizzare il nostro riso e i consumatori avranno finalmente la possibilità di scegliere tra il riso piemontese e gli altri risi presenti sul mercato”.
L’assessore va oltre: “Fino a quando non sarà possibile distinguere tra il riso piemontese e quello proveniente dall’Oriente, sarà difficile arginare la crisi per i nostri produttori. Una crisi causata dalla concorrenza del prodotto che proviene da paesi dove il costo della manodopera e l’utilizzo di tecniche di coltivazione critiche sul piano ambientale portano un oggettivo vantaggio nel prezzo del prodotto finale. Lo stesso riso che viene anche confezionato da grossi marchi, spesso italiani, senza dichiararne la provenienza. In questo senso l’attivazione della clausola di salvaguardia avrebbe una sua forte utilità. Per questo è necessario inserire tra i settori che possono goderne anche quello agricolo”.
Al tavolo del riso Confagricoltura Piemonte ha chiesto l’attivazione dello stato di crisi del comparto: “Abbiamo toccato il fondo – afferma Giovanni Perinotti, presidente di Confagricoltura Vercelli e Biella – e la politica non è stata capace di difendere la produzione nazionale”.
“Con la richiesta dello stato di crisi al Ministero delle Politiche Agricole – dice Paola Battioli, presidente di Confagricoltura Novara e VCO – sollecitiamo una procedura d’urgenza per questo annoso problema, finora trascurato. Le nostre richieste sono di porre fine all’import massiccio a dazio zero e di introdurre l’etichettatura obbligatoria, in modo da rendere chiara l’origine del prodotto”. Attualmente, infatti, l’indicazione “Made in Italy” può essere apposta anche sul riso confezionato in Italia ma coltivato altrove.
“In particolare sono due le priorità che abbiamo sottoposto all’assessore Ferrero” dice Paolo Dellarole, presidente Coldiretti Vercelli Biella: “La prima è l’etichettatura d’origine obbligatoria, provvedimento strutturale importantissimo per valorizzare il riso made in Italy ed in Piemonte e per consentire ai consumatori di scegliere con consapevolezza; contemporaneamente – secondo punto, ma non meno importante – riguarda l’attivazione della clausola di salvaguardia, misura d’emergenza che attualmente è prevista solo per il settore industriale. Tale modifica consentirebbe, appunto, di attivare la clausola per il settore agricolo nel momento in cui, come oggi sta accadendo, si verificano difficoltà economiche, causate dalle importazioni di riso proveniente dai Paesi che operano in regime EBA. Il fatto che i dazi non vengano più pagati sta agevolando solo le multinazionali del commercio e a farne le spese, invece, sono le nostre imprese risicole che stanno subendo pesanti ricadute economiche”.
“Al di là dell’incontro in Regione, dobbiamo dire basta alle speculazioni degli industriali che continuano a pagare a poco prezzo il risone, a non impegnarsi nell’etichettatura obbligatoria e a mettere in difficoltà le imprese, obbligandole a stoccare nei loro magazzini il prodotto, generando così una forma di vincolo inconcepibile e non più accettabile” sottolinea il Delegato Confederale Bruno Rivarossa.
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