Sfiorano i 14 milioni di euro i danni causati dalle improvvise gelate di aprile al settore apistico in Piemonte. Si aggiungono a quelli conseguenti alla disastrosa alluvione della notte fra il 2 e il 3 ottobre dello scorso anno. Le api rischiano anche di morire di fame. Fortemente compromessi i raccolti dei mieli di acacia pe le mancate fioriture. Christian Invernizzi di Cameri parla di “azzeramento”, così come sono vanificate le fioriture di ciliegi, tarassaco, tiglio e castagno. Non sono soltanto le previsioni di un raccolto dimezzato a mettere in crisi il settore. Adornino Scacchi di Oleggio, apicoltore storico con 4 mila alveari, è sconfortato perché lui e gli altri colleghi di tutto il Piemonte sono costretti a correre ai ripari per sfamare le produttrici di miele, disorientate e autorecluse. Il “lockdown” forzato delle api significa denutrizione per mancanza di materia prima (appunto i fiori). Ed ecco che gli apicoltori da una quindicina di giorni stanno intervenendo con un’alimentazione alternativa: sciroppi a base di zucchero sciolto e iniettato negli alveari, per consentire alle api (regine incluse) di sopravvivere e superare questo periodo.
“L’apicoltura è sotto attacco da anni – aggiunge Scacchi – anche per la concorrenza sleale dei falsi mieli in arrivo dai paesi dell’Est e dalla Cina. In trincea siamo noi”.
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