Elsa Fornero: “Il mio orto una metafora della vita”

di Gianfranco Quaglia

“L’orto è una metafora della vita”. Parte da lontano, anzi da casa sua, la professoressa Elsa Fornero, per trattare il tema “Welfare state ed equità entro e tra le generazioni: insegnamenti dal e per il mondo agricolo”. Uditorio d’eccezione l’Accademia di Agricoltura di Torino, dove la docente, economista, ex ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali è stata accolta dal presidente Marco Devecchi. Ricorda una tempesta di tre anni fa, quando “il cielo era tutto bello, poi improvvisamente si è annerito e c’è stata una grandinata che ha devastato tutto. Era una desolazione vedere tutto questo…l’anno dopo ho messo una serra”. 

Poi cita Thomas Hardy, lo scrittore e poeta inglese autore del romanzo di successo del 1874, “Via dalla pazza folla” (Far from the Madding Crowd), per raccontare l’episodio che sconvolge la vita al protagonista della storia, il giovane pastore Gabriel Oak, proprietario di un gregge: i piani della sua vita cambiati in una notte, anche in quel caso ci fu una tempesta che sconvolse e fece impazzire le pecore, tanto da fuggire dall’ovile e alla fine precipitare dalla scogliera. “Quel racconto è emblematico. – ha detto Elsa Fornero – Mi ha sempre colpito. In quelle circostanze non c’era la famiglia che coprisse il rischio, esistevano già le compagnie di assicurazione, ma il pastore non aveva la possibilità di pagare il premio. La mattina dopo andò sul mercato dei braccianti per rimettersi in gioco come bracciante. Quell’episodio è un emblema di che cosa significa essere soli e rappresenta ciò che abbiamo imparato: è importante condividerlo il rischio nel momento in cui si manifesta come evento negativo. Aver avuto la capacità e la lungimiranza di distribuire è la salvezza e noi questo lo vediamo in tantissimi casi.

Il rischio c’è, fa parte della nostra natura umana. Esistono rischi economici ma inegualmente diffusi. Anche nascere in una famiglia inadeguata è un rischio così come lo sono le condizioni abitative.  Poi ci sono rischi macro: colpiscono tutti, come il cambiamento climatico e qui la distribuzione è molto più difficile. Ad esempio, nessuno poteva prevedere la pandemia: in questi casi solo lo Stato può intervenire e l’unico modo è con il debito pubblico. Negli ultimi decenni i cosiddetti ‘cigni neri’ hanno spinto gli Stati a fare debito. Il primo nucleo all’interno dei quali si coprono i rischi è la famiglia, il primo ambito di suddivisione del rischio. Pensiamo solo alla dote che veniva data alle spose, aveva una funzione economica, quasi una compensazione per il marito che doveva prendersi cura della moglie.  Poi è venuta la solidarietà nelle borgate e nei paesi rurali. Quando scoppiava un incendio si attivava la solidarietà”. 

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