di Gianfranco Quaglia
Del riso Maratelli, antica varietà italiana recuperata e riportata agli onori da pochi nostalgici e con la celebrazione del centenario, si è parlato molto nei giorni scorsi. Enrico Villa, proprio su «Agromagazine», ha scritto un ampio servizio sulla storia e sullo scopritore, quel Mario Maratelli di Asigliano (Vercelli), il quale ne intuì la potenzialità. Da questa bellissima vicenda padana che – come ha ben sottolineato Bruno Gambarotta – avrebbe meritato anche l’attenzione di Ermanno Olmi, emerge un aspetto singolare, degno di essere attualizzato: l’elogio della diversità, intesa come valore aggiunto e positivo. Cristina Chiappani, del gruppo musicale «Amish», ha dedicato e interpretato il testo di una canzone dialettale, con parole che sono uno splendido richiamo a una tematica ancora purtroppo quotidiana, l’avversione per l’altro e il diverso, appunto. Che c’entra tutto ciò con il riso? La connessione esiste. E’ il 1914, la Grande Guerra è gia scoppiata in Europa e in Italia siamo agli albori. Maratelli, trovatello e figlio adottivo, è un giovane animato dalla voglia di fare. In uno dei suoi terreni coltivati a riso sta estirpando le male erbe, ma si ferma di botto e pensieroso di fronte a una strana pannocchia, diversa da tutte le altre. Potrebbe essere scambiata per una infestante, ma il giovane risicoltore riflette prima di condannarla allo strappo. Dice la canzone in dialetto vercellese: «A son tuti medesim/ la testa al su tut’al dì/ a i ho da tenlu pulit ‘s ris/ e gava suchì, gava sulì, gava l’erba/ l’erba grama n’auta l’ho rancala mi/ ma suchì l’è nen cativ – a smia…l’è propi ris…/ L’è na rasa diversa…a mi m’an pias da pu…/ Diversi…Diversi…/ Quand t’at trovi ant’la to vita facia a facia a na diversità/ t’ha truà na roba giusta/ t’ha ‘ncuntrà na rarità…» (Sono tutti uguali/ la testa al sole tutto il giorno/ devo tenerlo pulito questo riso/ e togli questo, togli quello, togli l’erba/ l’erba cattiva un’altra l’ho tolta io/ Ma questo non è cattivo, sembra…è proprio riso/ E’ una razza diversa, a me piace di più…/ diversi…diversi…/ Quando ti trovi nella tua vita faccia a faccia con una diversità/ hai trovato una roba giusta/ hai incontato una rarità».
Non sappiamo se questo fosse il pensiero di Mario Maratelli. Gli «Amish» lo hanno interpretato in questo modo. Una cosa è certa: l’agricoltore di Asigliano avrebbe potuto potuto benissimo uniformarsi, prendere in considerazione il tappeto ormai giallognolo formato da decine di migliaia di pannocchie di riso e scartare l’unica sola, diversa e in minoranza, condannandola a morte. Fece esattamente l’opposto, concentrò attenzione e trasformò la curiosità in coinvolgimento. Non sapeva ancora quale sarebbe stato il risultato, ma osò ed ebbe ragione: quel «diverso» fece la sua fortuna.
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