E’ tempo che la risaia entri nell’Olimpo Unesco

di Gianfranco Quaglia

E’ tempo di risaia, non solo perché s’inizia la nuova stagione, avara di acqua. Ma è tempo di uscire allo scoperto, rompere gli indugi e avere il coraggio di gettarsi in un’avventura che in Piemonte non è nuova: il riconoscimento a Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. E’ avvenuto, con successo, per Langhe-Roero-Monferrato. Dalla risaia più voci chiedono analoga iniziativa. L’ultima, in ordine cronologico, arrivata da un convegno che si è tenuto recentemente a Novara, alla Camera di Commercio, sull’Agenda Onu, rivolta agli studenti delle superiori. La proposta, lanciata da Gabriella Colla, appassionata promotrice dell’Ufficio scolastico novarese, è stata accolta e rilanciata da allieve e allievi di due istituti che hanno dichiarato di voler proseguire in questa “missione”.

Novara, Vercelli, Pavia, con il loro reticolo di canali, un habitat naturale modellato dell’uomo, la risaia più grande d’Europa, ha tutte le caratteristiche e le potenzialità naturalistiche per ambire al traguardo. Gli studenti ci credono. E non solo loro: si sta muovendo anche il mondo politico: l’assessore all’agricoltura della Regione, Giorgio Ferrero, ha preso contatti con l’Università del Piemonte Orientale per commissionare uno studio di fattibilità. Che la risaia costituisca un habitat della biodiversità, lontana dagli stereotipi secondo cui è sprecatrice di acqua, lo ha stabilito anche l’Unione Europea. La Pac (Politica agricola comune) attraverso i fondi europei destinati agli agricoltori, affida ai risicoltori il compito di custodire il territorio, riconoscendo alla risaia il ruolo “greening”, che prevede il rispetto per clima e ambiente, a fronte del quale si riceve il “pagamento verde”.

 

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