di Gianfranco Quaglia
Non capitava da tempo, anzi forse non è mai accaduto, di essere citati ad esempio, noi italiani, come i più virtuosi nel ginepraio della burocrazia. E invece è proprio così, o almeno in questo modo la pensa il Commissario Ue all’Agricoltura, l’irlandese Phil Hogan, il quale in un recente discorso al Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura a Bruxelles, ha esortato tutti gli Stati membri a una maggiore semplificazione portando ad esempio il caso Italia.
La massima autorità del settore primario in Europa stava parlando della Pac (Politica agricola comune) e della sua difficile applicazione o interpretazione che frenano il cammino degli agricoltori prima di ottenere i contributi previsti. Ne sanno qualcosa proprio le aziende piemontesi che negli ultimi anni, proprio a causa di discordanze interpretative con Bruxelles oppure con l’ente regionale erogatore, si sono visti ritardare o bloccare gli aiuti. Ora Hogan spiega che «il sistema di controllo preliminare è negli interessi degli agricoltori, delle amministrazioni nazionali e della sana gestione finanziaria della Pac. Identificando gli errori nella prima fase del processo – aggiunge – dovremmo essere in grado di ridurre il rischio di sanzioni e riduzioni dei pagamenti. Ciò dovrebbe contribuire ala riduzione del tasso di errore della Pac nel suo complesso».
Ma qual il merito dell’Italia?
Secondo Hogan noi siamo stati tra i primi Stati membri a mettere in pratica le raccomandazioni di Bruxelles. Il Ministero delle Politiche agricole ha adottato quei provvedimenti necessari per semplificare al massimo il regime dei cosiddetti piccoli agricoltori definito dalla nuova Politica agricola europea. Una scelta che coinvolge 550 mila agricoltori , cui spettano 290 milioni di euro. Per facilitare l’adesione al nuovo sistema tuti gli agricoltori che nel 2015 hanno ricevuto un aiuto inferiore ai 1250 euro sono stati inseriti automaticamente nel regime dei «piccoli» e continueranno a ricevere la stessa somma senza ulteriori adempimenti sino al 2020. Questa scelta forte – dice il ministro Maurizio Martina – alla fine del programma semplificazione dovrebbe portare un taglio netto delle 100 giornate che le imprese agricole spendono in burocrazia.
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