La risaia, durante l’inverno, è un laboratorio. Non è vero che riposa in attesa della primavera per riprendere il suo ciclo naturale. Al contrario: la stagione del letargo forzato negli ultimi anni è diventata un momento di grande fermento, come se il fuoco covasse sotto la cenere. Psrr rendersene conto basta incrociare alcune risaie allagate nel Novarese e nel Vercellese, distese d’acqua fra gli argini come fosse arrivato in anticipo il tempo della sommersione e della semina. In realtà si tratta di una tecnica agronomica, avallata anche dalla ricerca, addirittura dalla Commissione Europea, che previlegia queste scelte ambientali, le sorregge e le finanzia, riconoscendo alla risaia il ruolo cosiddetto “greening conforme”, in altre parole il rispetto delle pratiche benefiche per il clima e l’ambiente, a fronte del quale si riceve il pagamento verde, una delle componenti del sistema di pagamenti diretti (Pac). I buoni risultati agronomici di queste tecniche alternative sono state illustrati recentemente al Centro ricerche Ente Nazionale Risi di Castello d’Agogna (Pavia). Il progetto, denominato Ristec, è stato finanziato con il Programma di sviluppo rurale e realizzato da un gruppo formato da Ente Risi (capofila), guidato da Marco Romani, Università di Torino e Milano, tre aziende agricole. Il sistema consente di abbattere costi idrologici, incidendo sulla biodiversità e sulla produttività.
E, sempre in inverno, il riso è già fiorito e sta maturando. In questo caso il merito non è del “global warming”, il riscaldamento globale, ma del fitotrone, cella climatica artificiale realizzata al Centro ricerche per ridurre la tempistica degli incroci di più varietà, sino a ieri conseguite attraverso la coltivazione delle specie con la tecnica della “controstagione”, cioè ricorrendo al trasferimento di semi in un altro emisfero, solitamente nei Paesi del Sudamerica, subito dopo la raccolta in Italia. Filip Haxhari, il ricercatore albanese che dirige il miglioramento genetico del Centro Ente Risi, ha avuto l’idea di costruire questa culla termica permanente, nella quale il sole non tramonta mai mediante l’irradiazione artificiale e una temperatura quasi estiva: qui il riso è già maturo e quasi pronto da raccogliere.
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