Come si dice “Dottor Scotti” in lingua cinese? A Shangai lo hanno già imparato e lo pronunciano quasi alla perfezione in italiano. Perché, da qualche giorno, Riso Scotti è la prima riseria italiana a sbarcare in Cina. L’annuncio è di Nicola Gorini, export area manager dell’industria pavese. Il risotto made in Italy che va alla conquista della Cina era uno degli obiettivi che la filiera risicola italiana, in particolare quella industriale, si poneva da tempo. Dopo il protocollo siglato fra Roma e Pechino nell’aprile del 2020, tutto sembrava fatto, ma è intervenuta la pandemia a rendere pià complicati gli scambi. Ora è arrivato il primo via libera dalle autorità competenti cinesi alle importazioni delle nostre varietà da risotto. Scotti è andato oltre le intenzioni e le ambizioni e si è accreditato come riseria dopo una lunga e complesa procedura per registrarsi sulle dogane cinesi: Pechino chiedeva l’autenticità del prodotto in ingresso. Alla fine il primo container è stato sdoganato a Shangai dal distributore Guanyi. Per lo sbarco in Cina Dario Scotti ha scelto la varietà Arborio, riso da risotto. “Per conquistare i palati stranieri – dichiara Clara Zanaco, export general manager – il segreto è arrivarci con i piatti del made in Italy”.
Riso Scotti è presente in ottanta paesi del mondo, molti extra-europei. Nel 2005 ha avviato in Romania il “Progetto Danubio”, una iniziativa agro-industriale con la quale il colosso pavese ha esportato il suo sistema aprendo ai mercati dell’Est Europa.
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