di Gianfranco Quaglia
1994, giorni di Tangentopoli, ma anche della disastrosa alluvione in Piemonte. Salvatore Vullo è immerso a tutto tondo nella sua attività di esperto di politiche di valorizzazione delle produzioni agricole che svolge con passione all’assessorato all’agricoltura della Regione Piemonte. Ma non può evitare di essere scosso dagli avvenimenti che lo circondano, destinati a segnare la fine della Prima Repubblica. L’ondata, non dei fiumi in piena, ma quella della giustizia e del giustizialismo. Vullo, che arriva dalla Sicilia, ha frequentato Sciascia e a lui si ispirerà tutta la vita, divide il suo amore tra le due terre e lo farà sempre con spirito sereno e onesto. Cammina sotto la pioggia che flagella Torino e riflette su quei cambiamenti repentini e improvvisi che stanno rivoltando il Paese più di un’alluvione. Parte da quelle riflessioni il libro appena uscito per i tipi di <Nerosubianco>, <Gli ultimi fruti dell’estate>, quasi un’autobigorafia, uno spaccato di quegli anni che ora Salvatore Vullo, lasciato da pochi mesi l’assessorato all’agricoltura, ripercorre con intensità in prima persona, nell’intreccio tra Piemonte e Sicilia. Nato a Marianopoli (Caltanissetta), vive a Torino dal 1972 e sicuramente può essere annoverato tra i siciliani che più si sono legati al Piemonte anima e cuore, andando oltre i compiti istituzionali, Salvatore ha portato in alto il vessillo della terra subalpina esaltandone le eccellenze e sovente stimolando produttori a uscire dal proprio guscio.
Negli Ultimi frutti dell’estate la narrazione di Salvatore si snoda tra Piemonte e Sicilia, con riflessioni che spaziano dalla Torino cupa e greve, segnata dal terrorismo e anch’essa da Tangentopoli, sino alla sua tera d’origine. Ed è lì dove lui sarà chiamato a tornare, almeno per un breve periodo, per uno di quei passaggi che segnano l’esistenza di ciascuno di noi: gli ultimi giorni di vita del padre. Il dolore per la perdita è appena stemperato dall’incontro con gli amici d’infanzia, dal gesto di un ragazzo che omaggia Salvatore di un cesto di nespole, gli ultimi frutti dell’estate (Si viditi nespuli, cianciti, ca sunu l’ultimi frutti di l’estati).
Piacevoli e vacui ricordi di una vita scandita dalla natura – scrive Vullo – dalle stagioni, dai suoio frutti, in cui riuscivamo a stupiorci meravigliosamente anche con le piccole cose, come le nespole…
Salvatore Vullo nei giorni scorsi è stato premiato a Vercelli dall’Associazione Donne & Riso, presieduto da Natalia Bobba: gli è stato attribuito il riconoscimento di socio onorario, per sottolineare la sua vicinanza e il suo sostegno all’attviità di questo sodolazio che promuove il riso italiano.
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