Silvia Barbaglia lo dice con orgoglio mentre indica le sue vigne: “Qui siamo nella caldera del vulcano”. Un vulcano? “Sì, proprio il supervulcano della Valsesia”. Storia di 290 milioni di anni fa, ormai acquisita e recepita, tanto che il territorio ha ottenuto il riconoscimento Unesco che l’ha inserita nella lista dei Geoparchi. E tutto ciò conferisce un valore aggiunto al territorio, che produce vini di alta qualità. Come i vigneti dell’azienda agricola di Sergio Barbaglia, enologo, papà di Silvia, meno di quattro ettari curatissimi e “coccolati”. La storia affonda le radici nella mineralità del terreno che deriva da quel vulcano. L’azienda, chiamata “Antico borgo dei cavalli”, viene fondata nel 1946 da Mario Barbaglia, che fa conoscere i suoi vini in Valsesia, sui laghi fino alla periferia di Milano. Oggi l’azienda produce circa 25.000 bottiglie l’anno, è nelle mani di Sergio e continua con la figlia Silvia, laurea in economia e commercio, che ha ereditato la passione dal padre. La gamma con il tempo si è arricchita, oggi vanta tre versioni di spumante Curticella Metodo Classico: il rosé ottenuto da uva rara, il brut e il pas dosé da uva Erbaluce, il bianco Lucino sempre da Erbaluce, il rosato Rosalea da uva rara, quattro vini rossi da monovitigno (Nebbiolo, Croatina, Vespolina e uva rara) e il rosso di punta Boca Doc da Nebbiolo e Vespolina. Infine il Passito di Erbaluce e un interessante Chinato a base di 15 erbe naturali. L’Erbaluce, di cui parla Barbaglia, è tuttavia una definizione “dormiente” nel senso che il termine non può essere utilizzato ufficialmente, in quanto la prerogativa spetta soltanto ai produttori dell’Erbaluce di Caluso. Ma non è un problema. Silvio Barbaglia è fiero dei suoi prodotti di nicchia, che hanno ottenuto più volte il prestigioso “Calice d’oro”, concorso trai vini dell’Alto Piemonte. E in particolare è orgoglioso di quello che considera un capolavoro: lo spumante metodo classico Brut ottenuto dopo 66 mesi di riposo in cantina. (g.f.q.)
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