di Enrico Villa
L’alpaca (nome linneano vigugna pocos), che arriva dagli allevamenti del Perù e degli altipiani delle montagne del Sud America, si è diffusa in Europa e in Italia negli anni Cinquanta. La copiosa letteratura sull’animale, ampliata da Internet, evidenzia due aspetti al di là della semplice zootecnia: con il reddito industriale che favorisce l’agriturismo, tema quasi esclusivamente delle amministrazione regionali; inoltre, aiuta a chiudere il ciclo agricoltura/industria che nella globalizzazione economica si rende sempre più necessario, e che nei secoli XIX e XX con l’allevamento delle pecore rese possibile lo sviluppo dell’industria tessile biellese. Infatti con il vello filato degli ovini si alimentarono le filature di Vallemosso che riuscirono a produrre tessuti i quali, per la qualità, fecero valida concorrenza alle pezze provenienti dall’Inghilterra. Qui fecero esperienza prima lo statista Camillo Cavour che era ancora imprenditore nella prima metà degli anni Quaranta dell’Ottocento e, successivamente, il biellese Quintino Sella, ministro delle Finanze del neonato stato unitari italiano e appartenente ad una famiglia fondatrice di un importante istituto bancario, tutt’ora molto attivo nello scena finanziaria europea.
L’alpaca, dalla quale potrebbe riprendere, consolidandosi, l’alleanza allevamento del bestiame anche produttore di elementi fondamentali per l’energia fai da te e l’industria tessile manifatturiera, in quasi tutte le stagioni dell’anno con il suo vello che gli incornicia il musetto simpatico, ricorda i cartoni animati di Walt Disney. Gli esperti, che stanno ristudiando le origini di questo camelide le cui radici genetiche sembrano antiche come il mondo, avvertono che l’alpaca, a differenza del lama e del guanaco ha un pregio in più: l’animale, assai sociale, si adatta senza problemi nei rapporti con i bambini e, così, pare adatto al recupero di adolescenti con problemi della crescita. Ne discende la presenza positiva dell’alpaca nell’area agrituristica e nelle aziende specifiche del settore. L’alpaca, da un punto d vista scientifico, ha avuto una catalogazione tribolata fino ai primi anni Duemila. Era un camelide, appartenente alla schiera di altri soggetti provenienti dal Sud America, abituati a vivere e essere allevato a quote superiori a 5.000 metri sul livello del mare. La domanda fu: discende del guanaco? E, quindi con tutte le cautele di allevamento del caso. Poi geneticamente il dna diede una mano. E finalmente, nel 2001, l’alpaca fu inquadrata geneticamente. E’ un camelide ma a sé, diverso dal guanaco e da tanti altri soggetti di importazione da sfruttare per il loro pelo, fatto di fibre ad alta qualità, adatte a filature per tessuti di pregio. Anni fa, in Valsesia Franco Loro Piana tentò l’allevamento di mandrie da sfruttare contemporanemante in funzione del binomio agricoltura/industria. Gli eredi di Franco Loro Pana preferirono poi altre soluzioni: in particolare, la proprietà e la cura diretta di allevamenti nelle aree sud americane, australiane e neozelandesi di origine. L’alleanza Agricoltura/Industria sarebbe proseguita bensì su basi geografice ed economiche differenti.
Negli anni successivi a quei tentativi, il binomio della stessa alleanza agricoltura/industia, nell’area della Baraggia biellese in atto anche per la coltivazione e la loro azione del riso di qualità, fu realizzato grazie all’alpaca nell’area italiana che comprende le Marche e la Toscana. Poco dopo il 1970, in comune di Umbertide, vicino a Perugia, nacque l’azienda agrituristica Meridiana Alpaca guidata da Gianni Benna, ora in tante pubblicazioni citato come economista dello sviluppo. Anche questa qualifica, ancora poco nota se si eccettuano le aule universitarie perugine e della zona, sembra coerente con l’agricoltura futura illustrata da Expo 2015 aperta fino al prossimo ottobre: l’economia dello sviluppo, risultato della stretta alleanza agricoltura-industria e di tutto quanto occorre per garantire con l’alimentazione l’energia del globo, avrà senso attuando la filosofia valida nell’impresa agricola Meridiana alpaca e sviluppata dalle teorie di Gianni Benna. Nonostante la crisi economica nel territorio che aveva coinvolto anche l’industria manufatturiera, nell’area regionale marchigiana toscana è fiorente la tessitura del vello di alpaca, tosato una volta all’anno e che offre una trentina di colori i quali non necessitano neppure della tintoria. La via italiana dell’alpaca, aperta dall’azienda Meridiana fu seguita da altri nelle Marche e in Toscana, sensibili allo sfruttamento della materia prima garantita dal camelide nonché alla possibilità di sviluppo di agricolture multifunzionali come, per esempio l’agriturismo. Una conferma dell’esattezza della via italiana dell’alpaca venne dall’Enea, oltre che dai ricercatori universitari con programmi per meglio chiarire l’utilizzo del pelo di alpaca e l’allevamento dell’animale.
Ultimamente, la via italiana dell’alpaca si è attestata nuovamente nel distretto tessile biellese, corrispondente ai contrafforti collinari e montagnosi. Qui è nata, fra gli altri, la Zegna che negli ani Trenta costruì, fino a Bielmonte, la omonima panoramica. E qui gli industriali tessili realizzarono una diga agricoltura-industria che dovrebbe essere sostituita da una moderna diga la cui costruzione, particolarmente in Valsessera, è contestatissima dagli abitanti della zona. E qui, in una balconata che si affaccia sulla pianura, l’ex bancaria Reana Regis, dopo 23 anni di sportello ha rinunciato a partita doppia e calcolatrice sostituendoli con l’agriturimo e con l’alpaca. L’azienda Il Pascolo che Reana Regis e il marito hanno creato, popolata di alpaca, è un esempio di agriturismo avanzato, così come la Pac ( Politica Agricola Comune) vorrebbe che si diffondesse in tutta l’area rurale montagnosa europee: restauro delle strutture architettoniche nel rispetto delle antiche tradizioni locali; gastronomia, utilizzando i prodotti aziendali, magari ricavati da un rinnovato orto; collegamento con il territorio e le sue attività economiche fra le quali, appunto, anche l’agriturismo. E’ quello che a Il Pascolo Reala Regis sta facendo. Sicuramente i simpatici Alpaca, sbarazzini come i ragazzi dai quali non ha paura, ma un po’ difficile nell’allevamento e che ricordano i cartoni animati, le porteranno fortuna.
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