Le macchine industriali necessitano periodicamente di manutenzione e interventi di revisione. Non farlo, come constatano le aziende, si risolve in un grave errore con gravi conseguenze funzionali ed economiche. A tutte le latitudini, gli agricoltori dispongono di una grande e complessa macchina che convenzionalmente è chiamata Terra, o suolo. Trascurarla, o ignorarla, significa ridurre o cancellare nel tempo il suo funzionamento con conseguenze funzionali ed economiche evidenti, poiché la Terra è la componente essenziale dell’ambiente, quindi interessa tutti: gli agricoltori, in primo luogo, e poi quanti nell’ambiente ci vivono e operano , ottenendo i prodotti per risolvere quotidianamente il problema della nutrizione e scongiurando la rivolta della Terra con frane, erosioni, sommovimenti ambientali, scomparsa della essenziale biodiversità perché la stessa Terra è stata a lungo trascurata. Ancora recentemente, i ricercatori di Ismea hanno stabilito senza alcun dubbio che un palmo di Terra violentato non è più ricostituito nei suoi componenti se non dopo secoli, con danni enormi per l’ambiente, il territorio, i suoi abitanti.
Da un’idea dell’austriaco Fischer
A livello dell’ Unione Europea, il problema preminente della diversità della Terra è stato affrontato, in maniera consistente, con le norme relative alla condizionalità. Nell’ambito dell’UE, i sostegni all’agricoltura, tramite la politica agricola comune con aiuti finanziari periodici ai 28 partner, purchè la tutela da parte degli agricoltori della Terra-macchina da produzione nell’ambito ambientale fosse garantita al massimo. In caso contrario, l’accertamento delle violazioni con il sistema dei campioni, porterebbe alla riduzione dei contributi finanziari della Comunità. L’innovazione che perdura nel tempo, fu avviata nel 2004 dall’austriaco Franz Fischer, commissario all’agricoltura che dalla Terra proveniva e che durò in carica negli anni 1995/2004. Egli firmò nel 2004 la prima grande riforma dell’agricoltura. Le Direttive per la difesa della Terra furono raggruppate nel Regolamento UE n.1306/2013, riassunte in due capitoli fondamentali e che gli agricoltori sono tenuti ad osservare con la collaborazione stretta di tutti gli altri: i criteri di gestione obbligatori, distinti dalla sigla CGO; e dalle norme per i mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche e ambientali, contraddistinti dalla sigla BCAA. Sia CGO che BCAA dagli specialisti di Diritto Comunitario fanno diretto riferimento alla Condizionalità. Tutte le norme CGO e BCAA elencano gli obbiettivi da perseguire con i nuovi impianti strutturali ( associazioni agricole, per le filiere e il loro controllo da parte delle categorie) nonché con i Piani di Sviluppo Rurale di competenza in Italia delle Amministrazioni Regionali che la Comunità sta approvando. Le regole compendiate come CGO e BGAA richiamano alcuni aspetti importanti: la cura attenta dei terreni di coltivazione, in modo che siano sventati i fenomeni di impoverimento e di inquinamento; l’uso accorto delle sostanze chimiche; la gestione delle strutture di irrigazione con l’istituzione delle fasce tampone lungo i corsi d’acqua per evitare inquinamenti e aggressioni alla biodiversità; bando alla bruciatura delle stoppie, già regolamentate dai decreti comunali e provinciali, anche perché sia evitata la produzione delle mortali diossine; l’attenta regolamentazione della compattazione dei terreni con uso delle macchine perché gli stessi terreni, non sfruttati con ampie monocolture, non perdano la loro efficienza produttiva; la divulgazione sistematica delle regole della condizionalità anche per tutelare la sanità degli animali e delle piante sui vari territori.
Il carbonio ai minimi termini
Alcune norme CGO e BCAA, recentemente sintetizzate e commentate da Confagricoltura ad uso e consumo dei propri associati, riguardano in particolare la risaia estesa in Piemonte, Lombardia, Veneto, Sardegna dove è attualmente in corso il raccolto il quale dovrebbe avere un esito positivo grazie alla favorevole meteorologia estiva. Insistente è anche la necessità della divulgazione del tema della Condizionalità attraverso i mezzi di informazione e comunicazione, esso per l’inquinamento non riguardando soltanto l’agricoltura come anche ribadisce la Comunità nei commenti al Regolamento n.1306/2013. La ricerca Ismea sulla condizionalità, pubblicata nel 2010, argomenta che solo poco più dell’8% pervengono al pubblico tramite i tradizionali mezzi di informazione, mentre il grosso delle indispensabili informazioni arriva attraverso il passa parola. L’Ismea fa anche presente che nei terreni italiani sottoposti alla Condizionalità, il carbonio organico è inferiore al 2%, e che ugualmente è l’attenzione alle regole di condizionalità. Invece, il carbonio organico in Svezia e in Finlandia è presente al 14%. Una volta tanto, l’Italia e la prima della classe. Ma, forse, non basta perché la Terra-macchina da produzione si presenti del tutto pulita come si propongono gli obiettivi della Condizionalità.
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