di Enrico Villa
L’autunno 2014, purtroppo, ha caratterizzato i nostri territori con alluvioni e frane, ma anche con un’attenzione imprevista per i droni, davvero manufatti ad alta tecnologia che aiuteranno non poco il primario, riuscendo presumibilmente in futuro ad essere utili anche contro i disastri ambientali. Infatti con alcune anticipazioni economiche la scorsa estate, nei mesi autunnali in convegni molto interessanti questi ragnetti con tante gambine e telecamere che dall’alto controllano il terreno, sono stati decisamente portati alla ribalta a Milano, Piacenza, Bologna. Forse i droni militari, utilizzati nelle guerre in Medioriente hanno dato un’idea soltanto sommaria di queste macchine volanti senza pilota.
Però droni più piccoli, in collegamento continuo con i satellito GPS ( sistemi di posizionamento globale), hanno tutti i requisiti per rendere ancora più progredita l’agricoltura, secondo gli specialisti rendendo meno costose le operazioni colturali nonché quelle ambientali e limitando ancor più l’utilizzo dei fitofarmaci. Non soltanto. Sempre gli esperti ipotizzano che i droni già servono – e serviranno ancor più – per un ampio ventaglio di necessità: riprese cinematografiche, riparazioni edilizie difficili, prontezza di intervento in caso di disastri ambientali dove le persone rischierebbero sicuramente la vita.
Nello scorso mese di luglio, il Sole 24 Ore si è soffermato in modo approfondito sui droni e sulle industrie che li progettano e li producono. Uno di questi droni, ovviamente minuscolo per essere maneggevole, con le linee svelte delle’automobili e dell’aeronautica è stato progettato da Pininfarina. Gli economisti hanno anche fatto dei calcoli presunti riguardanti l’Unione Europea e il mondo. Nell’ambito della Comunità, il mercato dei droni in un decennio raggiungerà i 15 miliardi di euro. A livello mondiale il fatturato sarà ancora più consistente: 130 miliardi di dollari. E le analisi su questo nuovo settore ad alta tecnologia, che anche richiede negli utilizzatori una preparazione di base eccellente nonché una continua formazione, sembrano molto chiare: è l’agricoltura che, prima, incentiverà la diffusione dei droni, spingendo l’industria meccanica e quella informatica/elettronica a costruirne di sempre più evoluti.
L’Università di Milano e quella di Piacenza con le loro ultime ricerche che si stanno estendendo ad altre istituzioni, hanno ribadito un altro aspetto fondamentale: il presupposto per il pieno utilizzo dei droni è costituito dalla agricoltura di precisione, l’unica in grado di garantire rese davvero accettabili con autentici risparmi. In Giappone il trattamento conservativo delle risaie avrebbe già consentito un risparmio delle spese di coltivazione e di difesa dalle aggressione dei parassiti nella misura del 50%. E un drone, guidato da una persona ben preparata, può controllare sotto diversi aspetti un appezzamento investito a vite, a cerealicoltura, ad orticoltura. Il ragnetto, come forse non mai prima, dall’alto offrirà all’operatore una radiografia precisa e continua delle caratteristiche del terreno, della vegetazione, dei parassiti e delle loro insidie, dei reali quantitativi di sostanze nutritive o di fitofarmaci da spargere. Da tutto questo discenderanno i risparmi effettivi e l’aumento della qualità della coltura. L’Università di Piacenza, nell’ambito del Crast ( centro di analisi diretta dal prof Ermes Frazzi) sta impiegando un esacottero, azionato da un piccolo motore. A bordo ha tutto quello che occorre, collegato con il GPS che consentirà di fornire indicazioni tecniche per operazioni prima giudicate impossibili.
Tuttavia a Piacenza o altrove in Italia, come ad esempio in Sicilia, siamo ancora agli inizi per quanto riguarda le normative di impiego. Infatti, se ne sta occupando da poco l’Enac, l’ente per il volo aereo mentre quanti adopereranno i droni agricoli – come per i trattori, le mietitrebbiatrici, i fitofarmaci – dovranno avere una preparazione specifica incominciando da un speciale brevetto da pilota. Anche questi aspetti accelereranno, in particolare, l’evoluzione della meccanizzazione in risicoltura con un convegno in calendario a Vercelli venerdì 21 novembre all’istituto tecnico Ferraris. Quale potrebbe essere il futuro? Illustrazione di Lella Bassignana avendo come riferimento il museo del territorio ricordando che, senza passato, non ci potrà essere avvenire. Le relazioni di Antonio Finassi già ricercatore del CNR e di Giuseppe Sarasso, ambedue della Accademia di Agricoltura di Torino, sono incentrate sul passaggi dal passato al futuro cui nei prossimi anni anche saranno protagonisti i droni. Coordinamento di Pietro Piccarolo, presidente dell’Accademia di Agricoltura di Torino e autorità europea per la meccanizzazione agricola.
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