Bruno Rivarossa, dopo due anni, torna alla guida di Coldiretti Piemonte, al posto di Antonio De Concilio che da marzo assumerà quella di Coldiretti Toscana. A darne l’annuncio al Consiglio della Federazione regionale, presieduto dalla presidente Delia Revelli, sono stati i massimi vertici nazionali di Coldiretti, il presidente Roberto Moncalvo ed il segretario generale Enzo Gesmundo. Rivarossa conserva comunque il ruolo di Capo Area Organizzazione a livello nazionale.
La presidente Revelli e gli altri dirigenti delle Federazioni provinciali del Piemonte hanno voluto ripercorrere il cammino dell’Organizzazione in questi due anni, evidenziando l’apporto di De Concilio nel pur breve periodo di direzione piemontese.
I lavori del Direttivo si sono poi focalizzati sulla determina da troppo tempo attesa, con cui l’Assessorato all’Agricoltura dovrebbe rettificare il tiro sui bandi pubblicati a fine dicembre, relativi alla misura 4 del PSR e dedicati agli investimenti materiali per la ristrutturazione e l’innovazione delle imprese agricole.
Coldiretti Piemonte ha evidenziato da subito le grandi criticità e le incongruenze con lo stesso PSR contenute nei bandi e negli applicativi con cui la Regione ha reso possibile la presentazione delle istanze on-line. Infatti, imprese zootecniche, ortofrutticole, vitivinicole, cerealicole e risicole di rilievo stentano ad acquisire il punteggio utile ad accedere ai finanziamenti, per non parlare delle florovivaistiche, che rischiano di essere completamente escluse. In aggiunta, sono gravemente penalizzate le imprese professionali, per le quali non è prevista l’esclusività o la premialità, pur sancite nel documento inviato a Bruxelles, nell’accesso ai finanziamenti.
Il Direttivo ha successivamente analizzato i punti salienti del nuovo testo del collegato agricolo, messo a punto dalla commissione agricoltura della Camera ed ora in approvazione al Senato, la cui rilevanza è stata sottolineata dagli interventi del Presidente Moncalvo e del Segretario Generale Gesmundo. Le novità riguardano, per il comparto latte, la possibilità, data alle associazioni di categoria più rappresentative a livello nazionale, di agire in giudizio per l’inserzione di diritto nei contratti di cessione di latte crudo degli elementi obbligatori previsti dalla legge 91/2015, una norma che permette di fatto di rafforzare il potere contrattuale degli allevatori nei confronti degli acquirenti del latte. Un percorso da replicare anche per le altre filiere
You must be logged in to post a comment Login