«Scordiamoci la clausola di salvaguardia. Sugli accordi con la Cambogia che fruisce del dazio zero nell’export del suo riso in Europa difficilmente l’Ue tornerà indietro». A pronunciare queste parole, che rendono il nostro riso amaro più di quanto lo si vorrebbe, è Alberto Cirio, europarlamentare, membro della Commissione agricoltura a Bruxelles, che riferisce le dichiarazioni di alti funzionari della Commissione stessa, alla quale lui, con gli esponenti della filiera risicola, si è rivolto per sollecitare il blocco delle importazioni, dopo la presentazione da parte del governo italiano di un dossier particolareggiato sulla grave situazione che danneggia la risicoltura made in Italy.
Aggiunge Cirio: «Bruxelles giudica i contenuti della richiesta italiana molto deboli. In ogni caso l’accordo con la Cambogia è stato sottoscritto per aiutare il Paese asiatico. In altre parole: la Cambogia ha bisogno di acquistare dall’Europa prodotti famraceutici e siderurgici e il sistema del dazio zero è uno dei mezzi per favorire le risorse economiche. A questo punto la strada da percorrere è un’altra: dobbiamo chiedere la tutela del riso italiano a Bruxelles, questo deve essere l’obiettivo di tutta la filiera italiana da raggiungere. Andiamo a Bruxelles e chiediamolo fra qualche settimana al nuovo commissario all’Agricoltura».
Le parole di Cirio arrivano proprio in risaia, durante la visita ai campi varietali organizzata dalla Provincia di Novara alla cascina Motta di San Pietro Mosezzo, con il commissario Luca Bona e il direttore del settore agricolo, Pogliani. Presenti centinaia di risicoltori, gli Stati generali del settore (in testa il presidente dell’Ente Nazionale Risi, Paolo Carrà) e molti politici. Tutti stretti attorno a un mondo da difendere in un momento di grave incertezza non solo sui mercati, ma anche per le averse condizioni climatiche. Una stagione da dimenticare, che ha condizionato la maturazione con molti aborti florali, casi di sterilità e attacchi fungini. Inutile azzardare previsioni, i prossimi giorni saranno determinanti.
Ma nel frattempo preme l’aspetto politico-commerciale. Ed è per questo che Diego Sozzani, già presidente della Provincia di Novara, ora consigliere regionale, ha chiamato due europarlamentari (Cirio e Lara Comi) allo scopo di far giungere la voce della risaia a Bruxelles. E la voce si leva alta. Paolo Carà: «A Bruzelles non vogliono ascoltarci, manca un commissario, la situazione è imbarazzante. Se la Commissione vuole vedere i morti passare i morti sotto i ponti la clausola di salvaguardia non la concederà mai. Quando ci dicono che l’import non è aumentato dichiarano il falso, proprio ieri abbiamo inviato un dossier nel quale si vede che l’import dalla Cambogia è cresciuto eccome».
Giorgio Ferrero, assessore regionale all’Agricoltura: «Il riso italiano va difeso anche a casa nostra. Non possiamo continuare a sopportare che a casa nostra si venda riso straniero camuffato da made in Italy, è urgente l’etichettatura d’origine».
«Non vogliamo più essere il settore da mungere» dice Manrico Brustia, presidente interprovinciale Cia. Parole dure anche da Antonio Ferrari (vicepresidnet Coldiretti Novara-Vco) e Paola Battioli, presidente Confagricoltura Novara-Vco: «Purtroppo si arriva sempre in ritardo, dobbiamo essere più coesi per dare indicazioni alla politica».
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