Questa immagine, ricavata dall’archivio-fotogallery del sito Ente Nazionale Risi, riproduce una risaia innevata nella pianura piemontese. E’ anche un’immagine augurale, la fotografia che migliaia di agricoltori vorrebbero scattare con l’arrivo del 2016. La mancanza di neve sta compromettendo la stagione turistica invernale, ma getta anche una seria ipoteca sul futuro dell’agricoltura, soprattutto sul comparto risicolo che dipende essenzialmente dall’irrigazione. Non piove ormai da oltre 70 giorni e l’assenza di precipitzioni in montagna non alimenta i ghiacciai, non genera le riserve di neve, quelle che mantengono maggiormente la durata sino a primavera per poi rilasciare acqua alla pianura. Senza il primo strato di neve, le successive nevicate (quelle tardive di primavera) sono le prime a esaurire la loro potenzialità a causa di uno scioglimento rapido. In altre parole: la cassaforte d’acqua che alimenta i bacini idrici e i comprensori irrigui (soprattutto piemontesi) dei Consorzi Baraggia, Ovest Sesia ed Est Sesia, risulterebbe vuota, derubatata dal lungo periodo di siccità invernale e da un inverno anomalo. In questi giorni i laghi di Viverone, d’Orta e Maggiore registrano livelli molto bassi, il livello del fiume Po è al di sotto di quasi 2 metri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno al Ponte della Becca (Pavia). Da qui le preoccupazioni degli agricoltori che scrutano il cielo e guardano a questa immagine come fosse una benedizione. Mai come ora vale il proverbio <sotto la neve cè il pane>.
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