di Gianfranco Quaglia
Là dove c’era l’erba ora c’è una città. Così le parole della celeberrima canzone di Celentano dedicata al «Ragazzo della via Gluk». Ma oggi si potrebbe anche aggiornare in «Là dove c’era l’erba ora c’è un campo sintetico». Proprio così. Ormai la maggior parte dei terreni di calcio, tennis, rugby, e alcuni anche di golf, ha ceduto il passo al manto artificiale. Più sicuro, dicono i fautori, meno improbabile da incappare nell’impraticabilità. Non tutti sono d’accordo e sul tema specifico si è persino tenuto un vertice organizzato da Assosementi a Bologna, per tessere le lodi dei tappeti erbosi naturali indispensabili alla sostenibilità ambientale ed economica. Nel forum sono intervenuti esperti, anche un ex calciatore (Dino Baggio) per riscoprire e promuovere il terreno erboso, nel quale affondano tacchetti e all’impatto si rivoltano le zolle. Le motivazioni che spingono nostalgici e intenditori del campo di calcio vecchia maniera sono parecchie: innanzitutto un terreno di gioco della dimensione di 7-8 mila metri quadri è in grado di catturare e assorbire 12 tonnellate di CO2 all’anno oltre a ridurre il calore rispetto al terreno nudo o ai materiali sintetici, grazie al processo di evaporatraspirazione. Inoltre in una giornata estiva un tappeto erboso di un ettaro può rilasciare 20 mila litri di acqua nell’atmosfera. Più dispendioso di quello sintetico? Nient’affatto, sostengono gli agronomi, perché un prato naturale ben gestito può consentire 450 ore di gioco all’anno. Mauro Frigo, coordinatore del gruppo di lavoro sui tappeti erbosi di Assosementi, sostiene che grazie ai progressi compiuti dalla ricerca in ambito sementiero è oggi possibile avere a disposizione varietà specifiche sempre più performanti e resistenti.
L’evento di Bologna ha avuto anche la «benedizione» del ministro all’Ambiente Gian Luca Galletti, il quale ha sottolineato il ruolo cruciale della sostenibilità quale chiave di volta dell’economia del futuro.
Come dire, un partita di calcio giocata sull’erba ci fa vincere anche la sfida per la vita.
You must be logged in to post a comment Login