“L’agroalimentare attrae farabutti e mafiosi, purtroppo la legislazione vigente è inadeguata”. Parole di Giancarlo Caselli, presidente del Comitato scientifico della fondazione sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, intervenuto al Festival del giornalismo alimentare. Prosegue il magistrato: “Il progetto di riforma è arrivato in Commissione, ma presentato a legislatura scaduta. Consta di 49 articoli, ma se non va avanti a perdere saranno tutti i cittadini”.
Quello dei ritardi politici e della burocrazia è fra i temi sviluppati al Festival torinese, dove sono intervenuti altri esponenti ed esperti del mondo agroalimentare. Pio Scordamaglia, presidente federalimentare, ha ricordato come l’Italian Sounding nel mondo, cioè il falso made in italy, abbia raggiunto un fatturato di 100 miliardi, più del doppio rispetto al nostro export pari a 41 miliardi l’0anno. Chje fare per contrastarlo? “Raccontare il cibo e tutela legale. Ma occorre riformare la burocrazia e poi incidere di più in Europa, ancora latitante sulle denominazioni d’origine”.
L’assessore all’agricoltura della Regione, Giorgio Ferrero, ha ricordato i risultati raggiunti in Piemonte nel 2017 soto il profilo delle denominazioni: nell’allevamento Igp razza piemontese, Vermouth, Asti secco.
Maria Caramelli, direttore Istituto zooprofilattico Piemointe, Liguira, Valle d’Aosta: “Dobbiamo mettere pià scienza nel cibo”.
Umberto Agrimi, Istituto Superiore Sanità, ha toccato il tema dell’approvvigionamento alimentare: “L’Europa ci dice di trovare altre fonti di proteine”.
Rolando Manfredini, responsabile Sicurezza alimentare Coldiretti: “Le agromafie sono un fenomeno negativo estremamente importante. le agromafie oggi fatturano 23 miliardi. Fenomeno che riguarda da vicino anche la ristorazione: nelle grandi città, in Italia, sono stati censiti 5000 ristoranti legati alle agromafie. Così facendo la malavita ricicla denaro sporco”.
Maria Letizia Gardoni (Giovani Impresa Coldiretti): Grazie al lavoro fatto in questi ultimi anni siamo riusciti a far maturare una coscienza critica nei consumatori che oggi sono sempre più attenti a quello che portano in tavola”.
Fabrizio Galliati, presidente Coldiretti Torino: “Bisogna far capire alla gente che quando le etichette riportano Barollo o Parmesan non si tratta di folklore, ma di fatti che cagionano un serio danno all’economia dell’intero Paese”.
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