“Caro ministro, aiutaci a ottenere la deroga per salvare il nostro riso”

di Gianfranco Quaglia

Giuseppe Ferraris, presidente a Bruxelles del Gruppo Riso di Copa-Cogeca (l’organismo che riunisce tutte le cooperatrive agricole), riscoltore novarese di lunga data, si rivolge direttamente a Marco Centinaio, ministro delle Politiche Agricole e del Turismo e gli lancia un appello: “Caro ministro, grazie per ciò che hai fatto. Abbiamo portato a casa la clausola di salvaguardia che corriponde al ripristino dei dazi all’import di riso dal Sudest asiatico, un traguardo storico. Ma adesso devi darci una mano nella richiesta degli usi in deroga. In altre parole: fare in modo che alcuni principi attivi messi al bando possano essere concessi per un periodo limitato, ma necessario per l’utilizzo di diserbanti che solo essi possono sconfiggere alcune infestanti in risaia”.

Quella della richiesta di uso di emergenza per alcuni fitofarmaci o agrofarmaci (Ferraris ri  fiuta il termine pesticidi) è una urgenza che si ripresenta all’inizio di ogni campagna agraria nella risaia. La scure sui principi attivi giudicati nocivi si è abbattuta ormai da qualche anno e le autorità europee sono molto rigorose, salvo poi concedere “finestre” limitate agli Stati – come l’Italia – che attraverso il Ministero dell’Agricoltura e quello della Salute – recepiscono le istanze dei risicoltori. Esistono infestanti e parassiti – come il riso crodo e la pyricularia – che senza l’aiuto di alcuni formulati non potrebbero essere debellati. Da tempo fra i risicoltori si è diffusa una cultura “green”, ottenuta con il ricorso a pratiche agronomiche ecosostenibili come le rotazioni, ma non basta a risolvere il problema. “Ecco perché chiediamo l’intervento del ministro per ottenere la deroga temporanea. In questi anni abbiamo dimostrato la nostra consapevolezza in materia di salvaguardia dell’ambiente, ma oltre ogni limite non si può andare. Non dimentichiamo poi che è violato il regime di reciprocità: a noi nulla è concesso, ma in Europa entrano prodotti – quindi anche il riso – trattati con tutti i principi attivi da noi vietati.  E allora come la mettiamo? Infine: quando si parla di attuale e futura Pac bisognerebbe ricordare che l’acronimo non significa Politica ambientale comune, ma Politica agricola comune…”.

 

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