“Prevedibile e non sorprendente”. Così il presidente dell’Ente Nazionale Risi, Paolo Carrà, definisce la decisione della Cambogia e di Cambogia Rice Federation di chiedere alla Corte di giustizia Ue l’annullamento del regolamento di esecuzione 2019/67 della Commissione europea, con cui l’Europa ha reintrodotto i dazi sulle importazioni di riso Indica da Cambogia e Birmania/Myanmar. “Ma questa richiesta non comporta l’immediata reintroduzione dell’esenzione daziaria di cui la Cambogia ha goduto in questi anni” aggiunge Carrà. “Per ora non cambia assolutamente nulla”.
Era stato l’Ente Nazionale Risi a istruire il dossier con cui il Governo italiano aveva ottenuto da Bruxelles la reintroduzione dei dazi all’import di riso cambogiano. I dazi, che erano stati azzerati in virtù degli accordi commerciali preferenziali dell’Ue, sono stati reintrodotti nel mese di gennaio come misura di salvaguardia a tutela dei risicoltori europei, su richiesta dell’Italia con l’appoggio di Spagna, Francia, Portogallo, Grecia, Romania, Bulgaria ed Ungheria. Il dazio applicabile in Europa per tonnellata del prodotto è pari ad € 175,00 per il primo anno, ad € 150,00 per il secondo anno e ad € 125,00 per il terzo anno. L’Ente Nazionale Risi precisa che la richiesta cambogiana al tribunale europeo non incide sulla clausola di salvaguardia: i tempi affinché la Corte di Giustizia si pronunci sono lunghi, in media richiedono due anni; non è detto che la decisione sarà a favore della richiesta cambogiana perché potrebbero non sussisterne i presupposti; è possibile che la decisione arrivi dopo che l’Unione europea avrà agito a seguito della violazione dei diritti umani, escludendo la Cambogia dal novero dei Paesi Meno Avanzati che beneficiano degli aiuti connessi alla cooperazione.
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