Meno frutta sulla tavola degli italiani. A dispetto dei consigli dei nutrizionisti che indicano nella frutta uno dei dei presidi della Dieta Mediterranea. E’ una tendenza in atto da qualche anno, che si è acuita negli ultimi mesi a causa del minor potere d’acquisto delle famiglie. Anche per questo il settore sta attraversando un momento critico, già sottoposto alle oscillazioni climatiche: siccità severa e al Sud e nelle Isole, piogge abbondanti e prolungate al Nord. “Tutto ciò – sottolinea una nota di Confagricoltura – non depone bene per l’ortofrutta, che vale oltre 16 miliardi di euro e rappresenta il 25% del totale della produzione agricola nazionale. Per quanto concerne la frutta, siamo tra i maggiori produttori al mondo di mele e pere, pesche, albicocche, uva da tavola, meloni e kiwi. Il clima, tuttavia, sta influendo su calibro, quantità, conservabilità del prodotto, oltre al proliferare di fitopatie.
Michele Ponso, presidente della Federazione nazionale Frutticoltura di Confagri: “Meloni e angurie al Nord hanno fatto fatica a raggiungere un buon livello di qualità a causa delle basse temperature e la troppa acqua che hanno accompagnato la prima parte dell’estate. Pesche e albicocche hanno una qualità discreta, ma abbiamo un’alta percentuale di scarti per la diffusione di insetti alieni e funghi”.
In Piemonte si sono registrati forti attacchi del virus sharka su pesche e nettarine, ma per quelle a maturazione tardiva, con l’arrivo del caldo, la qualità è migliorata. In Emilia-Romagna si segnala la monilia su tutte le drupacee: la forte umidità registrata negli areali frutticoli, in particolare nel Ravennate, ha causato problemi di scarsa conservabilità del prodotto, mentre in Veneto la campagna delle ciliegie è stata compromessa dal cracking che ha colpito l’80% del prodotto precoce.
La Sicilia, regione di primo piano per la produzione di frutta, le imprese agricole sono alle prese con la peggiore crisi idrica di sempre, con interi frutteti ormai abbandonati. Siccità grave anche in Sardegna e in Puglia.
“Oltre al clima freddo al Nord, che ha condizionato le scelte e ritardato molto gli acquisti di frutta estiva, la causa – evidenzia Ponso – è da ricercarsi nel potere di acquisto delle famiglie che sì è eroso in modo esponenziale. E la frutta è talvolta considerata un ‘di più’, mentre i giovani consumatori cercano lo snack veloce e pronto all’uso, prediligendo ad esempio i piccoli frutti, che quest’anno hanno avuto un buon andamento”.
C’è infine una concorrenza straniera che incide pesantemente: prodotti esteri venduti sui banchi della GDO a prezzi molto bassi. “Prezzi che, alle nostre imprese, – conclude il presidente della FNP Frutticoltura – non consentirebbero neppure di coprire i costi di produzione. A riguardo servono politiche mirate a tutela della filiera, con interventi immediati e strategie lungimiranti accompagnate da adeguate misure”.
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