di Gianfranco Quaglia
Che rapporto esiste tra lo Stato del Wisconsin (Usa) e la regione di Krasnodar(Russia)? Apparentemente nessuno. Due entità lontane migliaia di chilometri, appartenenti a continenti diversi. In realtà un collegamento c’è: è il filo conduttore che unisce il cosiddetto «Italian sounding», l’agropirateria che in questi anni ha favorito il diffondersi di falsi prodotti made in Italy a danno dell’agroalimentare italiano. Il cibo «taroccato», spacciato per vero import dall’Italia, è soprattutto frequente nel settore caseario. Formaggi come Parmigiano e Gorgonzola, copiati da industrie locali che italianizzano le denominazioni (come nel caso del Parmesan) oppure non si preoccupano affatto di mettere in commercio prodotti similari con il nome di battesimo originale.
Fabio Leonardi, amministratore delegato di Igor Gorgonzola di Novara e vicepresidente del Consorzio di tutela dell’erborinato, è uno degli imprenditori italiani che assiduamente denuncia questo malcostume. E lo fa toccando con mano, attraverso missioni mirate sui luoghi di produzioni del falso, dove s’improvvisa detective meticoloso portando prove su prove. Qualche anno proprio in Wisconsin, lo ha ripetuto recentemente in Russia e in particolare nella regione di Krasnodar, dove è andato per allacciare rapporti e relazioni industriali. Con Michele Brustia (novarese, ex responsabile della Camera di Commercio italo-russa e attualmente nel consiglio d’amministrazione di importanti industrie in Russia) ha organizzato una missione imprenditoriale. La visita di pochi giorni è bastata perché Leonardi si rendesse conto che anche nella regione di Krasnodar i russi non avevano perso tempo: sugli scaffali dei supermercati in bella evidenza c’erano confezioni di Parmesan dolce, Unagrande Mozzarella, Ungrande Mascarpone, Unagrande Ricotta. Richiami italiani per il mercato russo, tale da confondere il consumatore e attrarlo con il mito dell’italianità.
L’«Italian sounding» made in Russia si è intensificato dopo l’embargo europeo nei confronti di Putin. Non si sa ancora a quanto ammonti il giro d’affari di queste imitazioni, ma si conosce quello degli Stati Uniti, dove nel 2013 sono stati prodotti oltre 200 miliardi di chili di formaggi di tipo «italiano», dal Parmesan all’Asiago, dal Provolone alla Mozzarella, fino al Gorgonzola. A proposito di quest’ultimo, Leonardi, durante la sua missione in Russia, non ha riscontrato ancora presenze dell’erborinato italiano. Ma è solo una piccola consolazione di fronte all’enorme presenza invasiva di моцарелла (mozzarella), пармезан (parmigiano), пармезан (ricotta). E li ha fotografati tutti.
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