di Enrico Villa
Nel pomeriggio di mercoledì 5 novembre è stato inaugurato a Vercelli il Complesso San Giuseppe dell’Università “Amedeo Avogadro” con tre articolazioni su Vercelli, Novara, Alessandria. Nel grande edificio di piazza Sant’Eusebio, che nell’Ottocento fu sede degli artigianelli e dai primi anni del Novecento dei Lassaliani, o anche Fratelli delle Scuole Cristiane, dall’anno accademico 2014/2015 hanno trovato sistemazione tre corsi di laurea: scienza dei materiali; biologia; informatica. Cesare Emanuel (nella foto) magnifico rettore della “Amedeo Avogadro” anche conosciuta come “Università Upo “, si è detto soddisfatto della soluzione che a Novara si unirà al Campus universitario con il contributo determinante dell’Amministrazione Civica fin dalla convenzione sottoscritta nel 2005.
E Maura Forte, da meno di un anno sindaco di Vercelli, capitale europea del riso, ha annotato che “il costruendo asse Novara-Vercelli passa anche attraverso la progressiva robustezza della Università Amedeo Avogadro”. La professoressa Forte, laureata in biologia a Pavia e insegnante al Liceo Scientifico “Amedeo Avogadro” di Vercelli, ha anche detto altro sulla necessità del rilancio dell’economia del Piemonte Orientale. In questa grande parte della Regione, con l’economia agricola fondata sull’allevamento del bestiame e i suoi derivati, in primis il gorgonzola, il riso, il vino, la floricoltura e il turismo evoluto, dovrebbe funzionare sempre meglio “un quadrilatero territoriale costituito da Novara, Vercelli, Casale, Alessandria, Verbania, Biella”. In realtà ci troviamo in presenza di un poligono con più vertici, ciascuno con precise caratteristiche, che sta lottando per uscire dalla crisi economica a livelli diversi. Secondo Maura Forte e i suoi colleghi sindaci, un epilogo positivo nei prossimi anni si verificherà non prescindendo da “un asse portante” rappresentato, appunto, dall’asse Novara-Vercelli lungo soltanto 22 chilometri, con una strada statale non più adeguata alle necessità.
Alla cerimonia inaugurale San Giuseppe-Università “Amedeo Avogadro” è stata rilevata una presenza scarsa delle categorie economiche agroalimentari. E connesso ha avuto subito molto spazio il quesito: ma il mondo agroalimentare della capitale europea del riso e del Piemonte Orientale condivide davvero l’apertura anche a Vercelli di biologia e di informatica? Una positiva risposta generale è contenuta nelle osservazioni del professor Cesare Emanuel e di altri intervenuti: è la Comunità Europea che indica una offerta sempre più rapportata a reali necessità in riferimento alle discipline scientifiche. Anche i profili delle lauree in biologia e in informatica relativamente ad “una economia del rilancio” inducono ad una risposta non negativa. Specialmente la laurea triennale in biologia e il successivo gradino “magistrale” richiamano una mancata soluzione di qualche anno fa in funzione di Novara e Vercelli, separati nell’affrontare lo specifico problema. Sostenuto da parte delle categorie agricole prese corpo il progetto di una facoltà di agraria che andasse al di là di una esclusiva “Università del riso”con la capacità di richiamare a Novara e Vercelli giovani studiosi di tutto il mondo. Questo accadde per pochi anni e la facoltà di agraria, anche specializzata in genetica del riso, fu istituita a Piacenza. La causa della scelta mancata per Vercelli-Novara-Piemonte Orientale e mai dimostrata fu attribuita alla contrarietà di padre Agostino Gemelli fondatore della Università Cattolica cui anche appartiene la facoltà di agraria di Piacenza.
Biologia è, comunque, in parte diversa da agronomia. L’offerta formativa tuttavia anche a Vercelli si articola su tre profili che richiamano l’agroalimentare ed una nuova concezione dei comparti economici sempre più interdipendenti: ambientale, agroalimentare e biomolecolare biomedico. Pertanto, siamo nella piena attualità in riferimento all’ecologia e alle tecnologie alimentari. Inoltre, l’informatica a 360 gradi comprende anche i settori più spiccatamente territoriali, agroalimentari come l’e-commerce o vetrina telematica. Avere giovani biologi e informatici sperimentati sarà un buon affare anche per la capitale europea del riso.
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