Quanto guadagna un’azienda risicola? Troppo? Abbastanza? Troppo poco? A queste domande cerca di rispondere ogni anno un interessante studio redatto con meticolosità dall’Associazione Laureati in agraria di Vercelli-Biella, presieduta da Antonio Finassi, che anche quest’anno ha presentato il bilancio economico dell’azienda risicola, presentando diverse simulazioni che tengono conto della campagna 2013, anche alla luce dei prezzi attuali. Dice Finassi: «Se tutto il prodotto riuscisse a spuntare un prezzo medio pari a quello spuntato negli ultimi listini ci troveremmo di fronte a un ricavo medio di circa 2.400 euro/ettaro. Aggiungendo l’attuale contributo Ue le aziende meglio strutturate riuscirebbero a coprire i costi di produzione. Ma quelle aziende che hanno puntato tutto sulle varietà di tipo tondo o lungo B (il 62 per cento del totale) si trovano con ricavi di 500-500 euro, inferiori ai costi, insomma a rischio sopravvivenza. Decisamente migliore la situazione dei produttori di varietà da risotto (19% della produzione), ammesso che riescano a ottenere una quotazione media annua pari agli ultimi listini.
Ma a preoccupare sono soprattutto le prospettive dietro l’angolo, dovute alla riforma della Pac, che non prevede più l’aiuto accoppiato. Il timore del taglio dei contributi europei, unito alla depressione dei prezzi nelle ultime campagne, ha già prodotto i primi effetti: negli ultimi due anni il calo delle superfici a riso nel triangolo Novara-Vercelli-Pavia, è stato consistente, mentre si sta espandendo la pratica di riempiego delle produzioni aziendali come sementi. le imprse che coltivano terreni di proprietà ovviamente stanno sopportando meglio la situazione, pur accontentandosi di un reddito minimo del capitale terra. Molti hanno rinunciato a sostituire i macchinari. Invece il profitto delle aziende in affitto, specie quelle di minori dimensioni, si è azzerato, così come si è annullato il compenso per il titolare.
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