Centodue, e sentirli appena un poco. L’on. Renzo Franzo, decano dei parlamentari italiani, bandiera dell’agricoltura, paladino della risicoltura, li ha compiuti nella sua abitazione di Torino, dove da qualche anno si è trasferito con la moglie, per essere accanto alla figlia e al genero. “Vorrei andare ancora in piazza a difendere il riso, partecipare agli incontri di categoria, ma mia moglie non guida più e mia figlia è protettiva e non me lo consente”. Battagliero, come quando partì da Palestro (Pavia) dove nacque e poi dedicò gran parte della sua vita al mondo del riso. Laureato in lingue e letteratura straniera, specializzazione inglese alla Cattolica di Padre Gemelli. Deputato della Dc, eletto in quattro legislature (la prima volta nel ’48), con Bonomi, Scalfaro, Andreotti. Ma soprattutto un’icona della risicoltura, pluripresidente dell’Ente Nazionale Risi, promotore di iniziative volte a diffondere i consumi nelle scuole, inventò il pullman attrezzato con cucina che girava nelle città e nei paesi di tutta Italia. E oggi? “Ho apprezzato l’iniziativa dell’attuale presidente Paolo Carrà di convocare gli Stati generali della risicoltura a Milano a febbraio, un’idea bellissima e utile. Tutti i paesi produttori a confronto, per fare fronte comune, perché l’Italia da sola non basta nel convincere Bruxelles a frenare le importazioni dal Sudest asiatico. Finora l’Europa è rimasta troppo indifferente alla politica risicola. Non posso fare di più io, se non dare il sostegno, mi rendo conto di essere ormai nella quarta età, ma seguo da vicino le battaglie dei più giovani e le sostengo”.
Festeggiamenti sobrii, fra le mura domestiche, quelle del 102° compleanno, dopo i due grandi momenti celebrativi di Vercelli: due anni fa per il secolo, in ottobre l’incontro con Mattarella arrivato in città per i 150 anni del Canale Cavour. “Un presidente equilibrato, bravo – dice – come lo è Gentiloni. Credo che questo governo ce la farà, almeno fino alle elezioni. Poi si vedrà. Io ho sempre creduto nella democrazia, ma oggi molti parlamentari cambiano partito come si cambia la camicia ogni giorno”.
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