Barolo, Arneis, Barbera, tirano la volata verso la Cina

Barolo, Arneis, Barbera, tirano la volata verso la Cina

di Enrico Villa

Ultima decisione del Parlamento europeo uscente che adesso dovrà essere ratificato dal Consiglio dei ministri. Il 12 maggio in seduta plenaria il Parlamento di Strasburgo ha approvato una Direttiva che vieta la concorrenza sleale e i doppi appalti che danneggiano sia consumatori che produttori agricoli. I proponenti della Direttiva precisano che i prodotti agricoli, spesso al di sotto dei costi di produzione, senza alcun beneficio per i consumatori. In un editoriale, il presidente Coldiretti Roberto Moncalvo evidenzia che ai produttori resta solo i 15% di quanto spendono, mentre il 50% lo intasca la distribuzione e il resto la trasformazione. E ancora: E quando spendono quasi due euro e mezzo per comperare un chilo di rinomate mele devono sapere che all’agricoltore restano in tasca poche decine di centesimi.

I provvedimenti di Trump e della sua amministrazione sulle dogane hanno introdotto altri squilibri in Europa comunitaria che sono subito stati puntualizzati da presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che, con le nuove tasse a carico cinese, ha previsto un periodo di difficoltà. E queste difficoltà dovranno supportare i produttori americani di soja e di riso. Infatti nel contesto di via della seta con i contatti dei governanti cinesi verso l’Italia, si è interrotta la via della soja cui si aggiunge la via del riso, essendo l‘agricoltura cinese fortemente importatrice dei due generi gravate da dazi doganali deliberati da Trump.

I nuovi corsi incideranno su commerci internazionali di quasi tutte le granarie. In proposito il Sole24ore sull’impatto prevedibile ha fatto una inchiesta ad hoc. Dalla stessa risulta che per compensare le presunte perdite dei farmers americani in soja e in riso l’amministrazione statunitense ha stanziato 16 miliardi a favore delle aziende agricole di aiuti. E su questo che il presidente di Confagricoltura insiste, mentre il Sole24ore approfondisce i dissensi nei confronti di Trump guidati dalla speaker Nancy Peloso, democratica e da un giudice di New York.

In ogni caso il mondo agricolo italiano negli ultimi tempi presta molta attenzione alla Repubblica Cinese con un mercato di un miliardo e mezzo di persone, il cui accesso è complicato nonostante l’assistenza puntuale e il lavoro della Ambasciata italiana a Pechino. I dati che riassumono l’attività di import/export in ambito cinese e dell’estremo oriente sono incoraggianti: aumento del 20%.In occasione della visita del presidente cinese XI Jnping e del rilancio della via della seta, Coldiretti ha predisposto una relazione sullo stato dei rapporti Cina/Italia e la conclusione del rapporto è stata questa: con il gigante asiatico l’anno scorso il record storico di 439 milioni di euro, un valore più che triplcato negli ultimi 10 anni (+254%). Il prodotto più esportato in Cina è il vino, per un valore di 127 milioni di euro nel 2018,con l’Italia che ha sorpassato la Spagna ed è diventata il quarto esporatore verso Pechino.I vini più graditi, bianchi e rossi, sono il Roero Arneis docg, il Barbera d’AlbaDoc, il Barolo Doc, il Barbaresco DOC. Tuttavia – è il commento — a frenare le spedizioni agroalimentari Made in Italy sono le barriere commerciali ancora presenti per le nostre produzioni. Fra di queste si sono aperte le barriere per l’erba medica, importante per l’allevamento.

Ma la rigidità commerciale permane per altri prodotti agroalimenati. Essi indicano una particolare attenzione per i consumatori, come evidenzia l’ambasciata d’Italia. Una spina nel fianco degli importatori sono la frutta fresca e i suoi derivati come i succhi. Un disco verde è scattato per kiwi e agrumi per i quali nella sua visita in Italia il presidente XI Jnping è andato con un viaggio in Sicilia.

No invece per le mele e le pere, due generi commerciali che il mercato offre a circuiti internazionali, come sta avvenendo per le mele australiane sostenute da una massiccia campagna di marketing e pubblicitario. Non sempre il divieto è comprensibile, ma è dovuto a specifici negoziati. Ben diversamente è andata, nonostante i temporanei arresti, per pelati, polpe, concentrati con un calo temporaneo del 20% ma anche con l’introduzione della etichetta di origine, ottenuta in parte dai paesi comunitari i quali con le loro Direttive danno talvolta l’impressione di contradditorietà per volere imbavagliare l’economia agraria. Forse lo scenario muterà dopo l’elezione del 26 maggio.

barolo

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