di Paolo Guttardi
La Rete del Lavoro di qualità
Doveva essere la soluzione per combattere il lavoro nero: un club di aziende virtuose, certificate, in modo da concentrare i controlli da parte degli Enti preposti (INPS e Ispettorato del Lavoro) sulle altre.
Invece la “Rete del Lavoro Agricolo di Qualità” prevista dalla Legge n. 116 del 2014, ha fatto flop. L’adesione è su base volontaria da parte delle aziende agricole, da farsi sul sito dell’INPS, ma a pochi mesi dal varo poche sono le aziende che sono riuscite a completare l’iter per la procedura e ancor meno quelle che hanno fatto domanda. La ragioni: nessuna garanzia di essere effettivamente esonerate dai controlli, e troppi i rischi: basta una minima violazione per esempio all’Iva o sulla legislazione in materia di lavoro per essere Out.
Tutti a scuola
I corsi per gli imprenditori agricoli sono ai nastri di partenza, dopo la pausa primaverile dovuta ai lavori in campagna. Non solo quelli classici legati al conseguimento del patentino fitofarmaci, o al suo rinnovo, oggi nella versione lunga del PAN di 12 ore, ma anche quelli nuovi come quelli per la abilitazione alla guida del trattore. Con una precisazione, non si tratta di una scuola per trattoristi, ma di un corso per gestire, in sicurezza la macchina agricola, oggi importante per evitare infortuni o incidenti. Oltre alle classiche lezioni teoriche, frontali in aula, tenute da specialisti “formatori”, è prevista anche una prova pratica in un apposito “campo scuola”, secondo quanto disposto dal D.Lgs 81/08 art. 36 e dall’Accordo Stato-Regioni del 22/02/2012.
Anche il mondo del vino si ribella alla buro
crazia
Dopo il disastro (annunciato) della riforma della pac del 2013, che ha sommerso AGEA, Organismi pagatori, CAA e l’ultimo anello, gli agricoltori, con una selva di adempimenti (l’ultimo è legato all’applicazione del capping), anche la normale attività di produzione agricola si ribella alla burocrazia. E’ il caso del vino, dove tra registri, etichette e regole, ci si perde. Sono giustificate ed opportune ? Se ne è parlato ad Asti ad un convegno dedicato al nuovo Testo Unico. I controlli sono importanti, è stato affermato, ma “devono essere principalmente eseguiti a valle, non a monte, ossia quando il vino è effettivamente giunto sullo scaffale”.
in sostanza occorre distinguere tra una burocrazia “buona” che c’è e deve essere mantenuta per garantire la massima qualità ai consumatori e quella “cattiva” da debellare per dare respiro a uno dei comparti più produttivi del Paese. “Siamo arrivati a un livello di guardia rispetto al carico normativo, che appesantisce gravemente chi decide di fare impresa specialmente in questo periodo avaro di risorse.
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