di Paolo Guttardi
Successo per i Bandi del PSR
Le aziende agricole piemontesi hanno voglia di investire ed innovare e quindi creare nuovi posti di lavoro e, nel contempo, rendere l’agricoltura sempre più sostenibile e di qualità. Ma da soli non si va da nessuna parte. L’impresa agricola ha bisogno del Pubblico (Unione europea, Stato, Regione) partner che accompagni e sostenga lo sviluppo, sia sul piano normativo che finanziario. Si spiega così l’eccezionale performance dei Bandi della Regione Piemonte sulle Operazioni 6.1.1 (insediamento giovani) e 4.1.1 (investimenti nelle aziende agricole) del PSR 214-202 della Regione Piemonte, i cui termini di presentazione delle domande sono scaduti lo scorso 15 luglio. Per l’Operazione 4.1.1 sono state presentate 1.169 domande per un importo di investimenti previsti di 162 milioni di euro. Per l’Operazione 6.1.1 il sistema ha registrato 370 domande relative ad altrettante aziende condotte da giovani agricoltori under 40, corrispondenti ad un importo di premi di insediamento pari complessivamente a quasi 16 milioni di euro. Purtroppo, per entrambe le Operazioni – secondo i dati resi noti da Confagricoltura Piemonte – la dotazione finanziaria assegnata (15 e 1,8 milioni di euro rispettivamente) potrà coprire solo circa il 10 per cento delle pratiche.
Zucchero e riso sotto assedio
La bieticoltura e la risicoltura sono stati i settori sui quali si è alzata l’attenzione della Commissione europea nel corso dell’ultimo Consiglio agricolo della UE. Se per lo zucchero la crisi è stata determinata dal crollo dei prezzi, innescata principalmente dall’aumento della produzione (oltre il 20 %) che si è verificata in alcuni Stati membri dopo la fine delle Quote, per il riso, come noto, c’è lo spettro dell’import selvaggio dopo le concessioni fatte al Vietnam ed ai Paesi del Mercosur. Già l’allarme è scattato a seguito dell’eccezionale aumento (140 %) delle importazioni di riso japonica dal Myanmar registrato nei primi mesi di quest’anno. Al riguardo la Commissione si è limitata a prendere atto della situazione e ad annunciare solo un rafforzamento dei controlli. Ma se non verranno prese idonee misure sul tipo delle clausole di salvaguardia – è la preccupazione dei risicoltori – il riso rischia di fare la fine della bieticoltura italiana.
Bruciatura paglie, una storia infinita
La grande diatriba che puntualmente all’arrivo dell’autunno anima i mass media sulla bruciatura delle paglie di riso dovrebbe avere termine con il raccolto 2019. E’ infatti entrato in vigore – a porre un punto fermo sul piano normativo – l’art. 8 della Legge Regionale piemontese 26/3/2019 n. 10 che modifica l’art.10 della L.R. 4/10/2018 n. 15 con l’art. 2 bis, in base al quale è vietato l’abbruciamento delle stoppie di riso nel perido 1° settembre – 31 marzo dell’anno successivo. Lo stesso articolo peratro ammette la deroga per i terreni asfittici ove l’interramento della paglia generi un aumento indesiderato di sostanza organica indecomposta, che saranno individuati mediante specifico provvedimento della Giunta Regionale (a tutt’oggi non ancora emanato). Nell’occasione sarebbe opprtuno, annota Confagricoltura Vercelli e Biella, da parte degli Uffici regionali, un coordinamento normativo con le regole sulla Condizionalità 2019 (DGR 16/5/2019 n. 65-8974) laddove è previsto ancora il divieto per l’abbruciamento delle paglie di riso a decorrere dal 1° ottobre.
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