di Fabrizio Filiberti
Etichetta a batteria al vaglio Ue
Si gioca a Bruxelles la partita sull’etichettatura cromatica proposta dalla Francia, nota come “Nutriscore” che prevede un giudizio “a semaforo” e che tiene conto sommariamente solo della quantità dei vari elementi nutrizionali presenti negli alimenti rischiando di bocciare alcune eccellenze dell’agroalimentare italiane. Dal canto suo l’Italia risponde con l’etichettatura “NutrInform Battery” che prevede la quantificazione degli elementi nutrizionali presenti nei prodotti alimentari rapportando gli stessi al fabbisogno nutrizionale giornaliero in termine di grassi saturi, sale, zuccheri e calorie e al corretto stile di vita, tutti riportati sull’etichetta riportante i valori nutrizionali in una sorte di batteria che indica al consumatore la carica energetica di quel determinato prodotto senza l’espressione di giudizi sul valore dello stesso. Questo perchè, banalmente, non è l’alimento in sé a essere dannoso per la salute, ma il suo inserimento in una dieta non equilibrata e in uno stile di vita scorretto, concetto questo che pare riscuotere scarso consenso a Bruxelles contrariamente al modello d’Oltralpe che pare avere già conquistato altri Paesi membri. A portare lo svantaggio della proposta italiana, seppur ben fatta, hanno contribuito ritardi burocratici nell’elaborazione della proposta, la sua scarsa “immediatezza” che poco si concilia con le necessità dei consumatori e delle imprese di avere informazioni brevi e semplificate, aspetto, quest’ultimo che rappresenta il punto di forza dell’etichettatura francese e ago della bilancia che decreterà il vincitore. La partita è comunque ancora aperta, per recuperare terreno occorre ripresentare la domanda alla Commissione europea con una proposta contente un nome intuitivo, facile e immediato.
Rivedere le norme in materia di accise sui depositi agricoli
Agrinsieme valuta positivamente l’ordine del giorno, presentato alla Camera dagli onorevoli Lisa Noja e Maria Chiara Gadda, che impegna il governo a valutare l’opportunità di escludere gli oli minerali impiegati nei lavori agricoli dall’applicazione delle nuove norme in materia di accise sui depositi e sui distributori di prodotti energetici che entreranno in vigore dal 1° aprile.
La questione era già stata portata – dal coordinamento di Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Copagri ed Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – all’attenzione dei ministri dell’Economia e delle Politiche agricole, Roberto Gualtieri e Teresa Bellanova, al fine di evitare per le imprese del settore ulteriori adempimenti burocratici con i relativi costi, a fronte di una normativa che già prevede specifiche disposizioni sulle verifiche e sui controlli.
Ad avviso di Agrinsieme bisogna intervenire al più presto perché le modifiche introdotte dal decreto fiscale di fine anno – che coinvolgono un numero elevato di imprese agricole ed agromeccaniche (si stimano 150/200 mila imprese) – non tengono conto di quanto già previsto in materia dal D.M. 454/2001 in relazione agli oli minerali impiegati nei lavori agricoli, orticoli, in allevamento, silvicoltura, piscicoltura e attività florovivaistiche.
Evitiamo appesantimenti burocratici – concludono Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Copagri ed Alleanza delle Cooperative Agroalimentari -. Le imprese agricole sono già sottoposte a complesse procedure per il rilascio e la gestione degli oli minerali ed in particolare per il gasolio agricolo. Il decreto ministeriale 454/2001prevede la contabilizzazione del carburante in un apposito registro di carico e scarico con l’indicazione dell’ubicazione del deposito. In molte Regioni, inoltre, tale procedura è informatizzata e gli enti preposti, Agenzia delle Dogane, Guardia di Finanza e Regioni, possono verificare la situazione di ogni soggetto che accede all’agevolazione.
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