di Enrico Villa
Il girasole, pianta che segue il sole nella sua corsa in cielo, seminata da fine ottobre/aprile, arriva in Europa nel 1500, e diventa una pianta dalla forte capacità nutrizione popolare o come decoro nei giardini nobiliari. Essa è catalogata da Linneo nel 1753 con il nome botanico di Heliantus Annuus e appartiene alla famiglia delle Asteraneae. I campi di girasole, testimonianza del tropismo che dimostra come le piante si muovono, si diffondono il Veneto e altrove in Italia dove adesso la pianta regala semi oleosi dai quali anche si trae l’energia. Secondo le stime ufficiali, la coltivazione si diffonde nel mondo e in Italia: 21.8000 ettari nella nostra penisola. La coltura primeggia anche in Monferrato e in Piemonte, e le distese si accendono di giallo, il colore del sole le cui corolle seguono la luce intensa durante il giorno. Seminare girasole vuol dire migliorare il terreno destinato ai cereali, ricavando un erbicida dai primi anni quaranta, adoperato durante il conflitto in Vietnam come defogliante per colpire le foreste nelle quali si nascondevano i VietCong.
Sempre nel XVII secolo la pianta di girasole, catalogata appunto da Linneo nel 1753, era diventata una essenza vegetale alla moda, scelta dai pittori di corte. Il fiammingo Antoon Van Dick (1591/164) dipinse un autoritratto con due figure dominanti: lui stesso e il girasole. Ma il girasole divenne preminente nel diciannovesimo secolo. Le serie della pianta, talvolta presentata in modo contorto come l’animo dell’artista, ‘figura nei musei e nelle pinacoteche più importanti del Mondo. I quadri sono firmati da Vincent William Van Gogh (1853/1890) che trasse ispirazione dalle distese di girasoli punteggiate dal rosso dei papaveri, comprese fra Arles e l’abbazia di Mountmajour. Verso la fine travagliata della sua vita Van Gogh decise di trascorrere l’esistenza in comune con Paul Gauguin (1841/1903). Fra i due si accese una gara per stabilire chi avrebbe dipinto meglio i girasoli. E in una lettera al fratello Theo, Vincent William Van Gogh concluse: i miei girasoli sono meglio di quelli di Paul Gauguin, che nel frattempo già aveva deciso di andarsene da Arles, partendo per l’Indonesia e i mari del Sud.
Charles Robert Darwin (1809/1882) era appena ritornato in Inghilterra dopo anni sul brigantino Beable che come naturalista gli aveva permesso di raccogliere migliaia di appunti sulla selezione delle specie e sulla loro lenta modifica nel tempo. Optando per i girasoli egli però aveva continuato il suo lavoro di investigazione scientifica, associando nel suo lavoro il figlio Francis. Eravamo nel 1880, e i due Darwin si formularono una domanda: perché i vegetali, o meglio il coleottile , la guaina del fustino dell’avena,,crescono avendo come stimolo una fonte di luce, ossia il sole per il fenomeno del fototropismo, oppure una fonte di luce meno importante come la illuminazione domestica? E la risposta, che altri avrebbero aggiornato, non tardò a venire: l’azione dinamica nei tessuti della pianta è provocata dalla auxina, un fitormone che deriva il suo nome dal greco auxànein , cioè accrescere. Sul fitormone auxina gli studi delle Università italiane non si contano e riguardano la mobilità ridotta di vegetali che con il geotropismo orientano una pianta secondo la gravità terreste, tanto che talvolta le foreste assumono pieghe impreviste soprattutto dei fusti. Altri studi affascinanti concernono il comportamento del vegetale per difendersi dall’esterno come, per esempio, potrebbero essere gli insetti molesti. In questo caso specifico è proprio approfondito il capitolo dello stimolo e della reazione immediata con la modifica della posizione delle foglie come accade nel caso della mimosa pudica vegetale sudamericana con foglie mobili ad ogni stimolo.
Tuttavia, ritornando alla auxzina potremmo forse affermare che la storia della sua scoperta originaria da parte di Darwin padre e figlio appartiene alla lunga vicenda delle intuizioni e della ricerca scientifica puntuale. Infatti, progressivamente la auxina di cui Charles Darwin nel 1881 parla nel libro The Power of Movement in Plants fu meglio definita nei primi anni del Novecento: con Boysen-Jensen nel 1913, con Paàl nel 1919, con Went nel 1928. Le note di corredo alla auxina specificano che a metà degli anni 30, i lavori svolti principalmente da K. Kogl e A.J.Haagen Smit in Olanda e da K.Thirman negli Sati Uniti portarono alla scoperta che l’auxina è l’acido 3 indolacetico (Kogl e Hagen Smit, 1931). Più note di un secolo fa, la auxina – lo spiega una scheda illustrativa – da più di 40 anni sono utilizzate in agricoltura e in orticoltura, mentre le stesse sono largamente utilizzate contro le erbe infestanti, meglio se auxine sintetiche poiché non sono degradate dalla pianta, così come ricorda dal 1972 in Weaver in Plant Grwth substance in agricolture. Dentro una cellula vegetale l’auxina gradua i risultati, evitando gli eccessi nello sviluppo e nelle coltivazioni.
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