Torna il timore per il riso indiano che potrebbe invadere il mercato europeo (e quello italiano) a seguito dei negoziati avviati tra UE e India per importazioni a condizioni tariffarie agevolate. Dopo l’allarme lanciato alcune settimane fa da Ente Nazionale Risi, ora è la volta di Confagricoltura Piemonte a prendere posizione.
“I nostri agricoltori devono attenersi a rigide regole per la coltivazione di un prodotto salubre e di qualità, salvaguardando l’ambiente e la salute in primis dei consumatori: non possiamo accettare che altri Paesi, non comunitari utilizzatori di fitofarmaci e agrofarmaci oltre i limiti stabiliti in Europa, facciano circolare anche solo piccoli quantitativi sui nostri mercati”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Vercelli – Biella, Benedetto Coppo che insieme con il presidente di Novara e Vco Giovanni Chiò, sostiene da tempo la necessità di reintrodurre la clausola di salvaguardia per tutelare territorio e produttori italiani.
“Nel 2022, il Rasff (Rapid Alert System for food and fee, il Sistema rapido d’allerta per cibo e mangimi, n.d.r.) ha segnalato 42 notifiche (il 28% del totale) su riso importato dall’India per presenza oltre i limiti di diversi agrofarmaci (thiamethoxam, triciclazolo, carbendazim e clorpirifos) il cui impiego non è consentito nell’Unione europea” afferma Chiò, titolare dell’azienda agricola “Riso preciso” conosciuta nel Novarese per la coltivazione di riso secondo il disciplinare biologico. “Impensabile che dopo dieci anni la Commissione europea abbia ripreso le trattative con l’India per la definizione di un accordo di libero scambio e che valuti di innalzare il livello massimo di residuo del triciclazolo dall’attuale valore di 0,01 mg/kg allo 0,09 mg/kg per il solo riso d’importazione” conclude il presidente di Confagricoltura Novara – VCO.
In merito all’argomento e con la medesima posizione di Confagricoltura Piemonte, si è espresso anche il presidente di Ente Nazionale Risi, Paolo Carrà: “Mentre i nostri risicoltori devono rispettare divieti e regole strette per l’uso di agrofarmaci, ci troviamo come sempre a dover contrastare la miopia della Commissione europea che dovrebbe difendere le produzioni Ue. La filiera risicola europea – continua Carrà – ha da sempre sostenuto la necessità di una reciprocità di regole circa l’impiego di fitofarmaci. Imbarazzante sarebbe il riconoscimento di una Igp sul Basmati utilizzando un termine generico, senza legami con il territorio, che è esattamente equivalente al Basmati di origine pakistana e che potrebbe, a fine percorso del negoziato di libero scambio, originare un’esenzione dal dazio per quantitativi illimitati».
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