Allarme industria: la “sostituzione etnica” del riso made in Italy

Allarme industria: la “sostituzione etnica” del riso made in Italy

Francese-Bobba2Francese-Bobba3Francese-Bobba3Francese-Bobba4Francese-Bobba5Francese-Bobba6di Gianfranco Quaglia

Archiviata con successo la battaglia per bloccare l’innalzamento della soglia di tolleranza del triciclazolo nel riso di provenienza extracomunitaria, un altro allarme è stato lanciato durante il convegno che si è svolto pochi giorni fa al Centro Ricerche Ente Nazionale Risi di Castello d’Agogna (Pavia) sul futuro del settore, organizzato da Airi (Associazione Industrie Risiere Italiane). Il presidente Mario Francese ha stigmatizzato il grave problema delle importazioni del riso confezionato: “Nel 2017 – ha detto – in Europa avevano raggiunto le 188.000 tonnellate. Negli anni successivi il fenomeno è cresciuto a tal punto che oggi circa 400.000 tonnellate di riso già lavorato e confezionato (l’equivalente di tutto quello consumato in un anno in Italia) vengono importate nell’UE direttamente dal distributore, bypassando le industrie, in alcuni casi anche senza pagare il dazio, oppure pagando lo stesso dazio del cereale sfuso. E’ evidente come questa tendenza dapprima abbia eroso le nostre potenziali quote di mercato. In un secondo tempo potrebbe portare a una progressiva sostituzione della produzione comunitaria con prodotto estero”.

Contro il pericolo di una “sostituzione etnica” del prodotto alimentare made in Italy e in Europe, Francese lancia un appello a tutta la filiera: “Occorre uno sforzo verso le istituzioni comunitarie. Viviamo in un mercato europeo di domanda che andrebbe coperta il più possibile con il nostro riso ed è per questo che da anni chiediamo di aumentare la superficie a 250.000 ha. In Italia negli ultimi dieci anni i consumi sono cresciuti del 34% e continuano a essere soddisfatti con prodotto nazionale, salvo una richiesta significativa del Basmati. Anche il consumo europeo è aumentato del 20%. Le industrie italiane hanno mantenuto i volumi verso l’Europa ma non hanno potuto avvantaggiarsi della crescita dei consumi, per scarsità di materia prima e per l’aumento esponenziale di cereale già confezionato in arrivo dall’estero”.

L’incontro, moderato da Pietro Milani (segreteria Airi), ha offerto lo spunto anche per relazioni riguardanti temi scientifici, ambientali, agronomici e socio-economici. Un richiamo alla coesione della filiera e al pragmatismo è venuto dalla neo-presidente di Ente Nazionale Risi, Natalia Bobba, al suo primo intervento pubblico: “Tutti quanti, dall’agricoltore all’industria di trasformazione, sino a chi commercializza e al consumatore finale, sono coinvolti nella difesa del made in Italy. La mia presidenza sarà basata sul confronto, ma risponderò alle critiche costruttive e non a quelle sterili. Di fronte ai problemi non possiamo perdere tempo. Noi risicoltori siamo abituati a lavorare sodo e a concretizzare nell’arco di cinque-sei mesi, cosa che invece non fa né la politica né la burocrazia. So di essere la prima donna al vertice di Ente Risi, so anche che il mondo risicolo è prettamente maschile, ma se oggi sono qui lo devo proprio anche a tutti i colleghi che in questi anni mi hanno aiutato a crescere, anche se non sempre è stato facile. Anche quando mi veniva negato qualcosa non ho mai abbassato la guarda. Anzi, le difficoltà mi hanno rafforzato”.

La ricercatrice Chiara Cattaneo ha trattato il tema delle nuove tecniche di mutagenesi o Tea (Tecnica di evoluzione assistita) applicate al riso. “Non sono Ogm perché non si introducono elementi esterni. Non devono sostituire il miglioramento genetico ma possono essere molto importanti – ha precisato – e sono già applicate in Usa e Cina”. Filippo Roda (Aretè) ha illustrato i risultati di uno studio sul mercato del riso nel mondo, in Europa e in Italia. Fra gli interventi l’ex presidente di Ente Nazionale Risi, Paolo Carrà, sul problema della risorsa idrica: “Il 2022 non ci ha insegnato nulla. Se si pensa di risolvere i problemi della siccità attraverso accordi con la Svizzera, l’Enel, la Valle d’Aosta ecc. non approdiamo da nessuna parte. Occorre cambiare, con la sommersione delle risaie a giugno il sistema non rimane in equilibrio. La sommersione invernale che contribuirebbe ad alzare la falda non è possibile, perché ci sono lavori sui canali. E allora la risoluzione del problema deve arrivare dal nostro mondo, invito la neo-presidente a riprendere in mano questa matassa con le Regioni”.

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Nella foto: Mario Francese (presidente di Airi), Natalia Bobba e Roberto Magnaghi (presidente e direttore di Ente Nazionale Risi)

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