E’ il 225° presidio Slow Food, il primo in provincia di Novara: la Cipolla Bionda di Cureggio e Fontaneto ha ottenuto la consacrazione. La cipolla bionda del Novarese è stata «salvata» grazie alla passione di pochi appassionati che hanno riesumato l’antica coltivazione e Slow Food, con il supporto della Fondazione per la biodiversità onlus, ha riconosciuto che il prodotto possiede tutte le caratteristiche per entrare nell’Olimpo.
Aveva visto giusto Anna Feldman, studentessa americana laureata in Scienze della Gastronomia all’Università di Pollenzo, che aveva scritto una tesi di laurea sulla cipolla bionda, dopo una «stage» nei campi di Cureggio e Fontaneto. La rinascita dell’antica varietà si deve anche alla passione di pochi coltivatori, come Paola Platinetti e Stefano Barbaglia, che hanno cominciato con tre ettari. E alla caparbietà di Gianluca Zanetta e della moglie Raffalle, titolari del noto agriturismo «La Cappuccina» di Cureggio, che hanno rilanciato la cipolla bionda nel menù proposto ai numerosi visitatori, molti quelli americani. Al Salone del Gusto dello scorso anno la varietà aveva già ricevuto l’investitura da parte di Carlin Petrini. La «bionda» non si ottiene con ibridazioni, ma è l’autentica e antica «allium cepa» di fine Ottocento: i contadini la raccoglievano e apponevano sul sacco di iuta un timbro che certificava la provenienza. Poi è finito tutto nel dimenticatoio, sino a quando un gruppo di giovani appassionati ha deciso di riprendere la coltivazione.
Forti del riconoscimento ottenuto, ora i coltivatori sperano di realizzare un sogno: portare la cipolla bionda nell’orto della Casa Bianca e farla coltivare da Michelle Obama.
Gianfranco Quaglia
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