Vent’anni al servizio della ricerca finalizzata alla difesa delle piante. Dal 2002 Agroinnova (che ha sede al campus universitario della facoltò di Agraria dell’Università di Torino) ha investito risorse umane ed economiche nello studio degli effetti dei cambiamenti climatici sulle malattie delle piante. Sono state costruite strutture, macchinari e impiantistica all’avanguardia per un totale di 2 milioni di euro. Dalla sua nascita sono stati intrapresi progetti per oltre 10 milioni di euro, su hanno lavorato oltre 15 persone tra ricercatori, dottorandi e tecnici.
“Alcuni investimenti strutturali e diversi progetti hanno permesso di affrontare il tema del cambiamento climatico, lavorando su colture economicamente importanti in Italia, come vite e orto-floricole – commenta il presidente di Agroinnova, Angelo Garibaldi – se è vero che con il G20 e COP26 si è parlato di nuovo tanto di cambiamenti climatici, speriamo che, come facciamo noi da ormai 20 anni, in tanti comincino a lavorare concretamente sulla resilienza al cambiamento climatico, in ogni settore”.
Non è un caso se, proprio in occasione del 2020, proclamato dalle Nazioni Unite Anno Internazionale della Salute delle Piante, il direttore di Agroinnova, Maria Lodovica Gullino, è stato incaricato dalla Food and Agriculture Organization of the United Nations (FAO) di coordinare undici ricercatori provenienti da tutto il mondo e di fare il punto sulle ricerche condotte fino a oggi dedicate alla relazione tra malattie delle piante e cambiamenti climatici.
Tra i casi studio presi in considerazione dalla review anche il punteruolo rosso delle palme, che ha colpito non solo l’Europa mediterranea ma anche tutto il medio oriente, la ruggine del caffè, la Xylella fastidiosa, che ha distrutto gli uliveti in Puglia, la peronospora della patata e della vite, e alcune specie di funghi che producono micotossine.
“È davvero una grande soddisfazione – commenta Maria Lodovica Gullino – vedere quanto spesso siamo chiamati a presentare questi studi sui cambiamenti climatici. Le aziende del territorio piemontese o le società scientifiche da altre parti del mondo. Significa che il lavoro svolto in tutti questi anni ha una ricaduta concreta sul comparto agricolo mondiale.” Gli studi di Agroinnova sull’effetto dei cambiamenti climatici sono stati effettuati utilizzando i fitotroni, le cosiddette macchine del tempo, in grado di ricreare le condizioni ideali per condurre tali ricerche.
Gli studi finora condotti dimostrano come i cambiamenti climatici possano indurre variazioni nelle produzioni agricole. I patogeni vegetali potrebbero essere tra i primi organismi a risentire e a mostrare gli effetti del cambiamento climatico. Gli alti tassi riproduttivi, la breve durata delle generazioni e gli efficienti meccanismi di diffusione, infatti, rendono i patogeni particolarmente sensibili e idonei ad un rapido adattamento a tale cambiamento.
“Le aziende agricole hanno bisogno di queste ricerche – sottolinea Vittorio Viora, consigliere di Confagricoltura Piemonte, vicepresidente ANBI (Associazione nazionale xonsorzi bonifica irrigua) e membro del Comitato Scientifico di Agroinnova – Il cambiamento climatico e la lotta ai parassiti vegetali sono quanto mai attuali e quanto mai necessitano di ricerche sul campo e in collaborazione con le aziende agricole. Sono ormai vent’anni che assistiamo all’arrivo di nuovi patogeni, prima sconosciuti, che minacciano il comparto agricolo italiano. Oggi è fondamentale mettere a punto sistemi di monitoraggio e di difesa al cambiamento climatico e alle sue conseguenze sulle piante.”
Per il settore agricolo mondiale sarà importante mettere a punto sistemi di resilienza, sviluppare strategie di difesa adattate ai nuovi scenari e impiegare le varietà più adatte. Non da meno, oggi è necessario investire risorse umane e economiche in ricerche che permettano, sulla base dei cambiamenti climatici, di modificare le colture e/o le tecniche di coltivazione, in modo da ridurre i danni all’agricoltura, oggi ancora alla base della nutrizione umana.
Il futuro di Agroinnova parte sicuramente da qui e i prossimi studi coordinati dal Centro saranno sempre più orientati a un approccio di Salute circolare, che prenda in considerazione il ruolo della salute delle piante e dell’ambiente in relazione alla salute degli animali e dell’uomo, con l’aiuto delle nuove tecnologie.
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