di Enrico Villa
Il 2 febbraio scorso, il Senato della Repubblica ha modificato l’articolo 589 del Codice Penale, trasformandolo in articolo 589 bis, vale a dire mutando il reato colposo anche in caso di morte del coinvolto in omicidio stradale che prevede per il presunto colpevole pene più severe, anche superiori agli incidenti sul lavoro con esito mortale, come osservano gli avvocati: da 5 a 12 anni o anche da 4 a 8 anni fino alla reclusione fino a 18 anni. Quasi un ergastolo, criticano aspramente i legali italiani Ma domenica 6 marzo, nella intervista rilasciata a Canale 5, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha rincarato la dose: “sempre meno considerazione per quanti, in preda all’alcool e alla droga si rendono responsabili di “omicidio stradale”. Probabilmente sarebbe come dire che gli omicidi stradali di conducenti di mezzi semoventi potrebbero non più prevedere la restituzione della patente di guida fino a trent’anni per i mezzi da lavoro e agricoli che dai campi e dalle aziende accedono sulle strade comunali, provinciali e statali. Essi per gli altri utenti della strada sono reputati quasi sempre un ingombro. Non soltanto l’introduzione dell’articolo 589 bis del Codice Penale. Il 22 febbraio 2012, cioè ben 4 anni fa, lo Stato e le Regioni conclusero un accordo che dallo scorso primo gennaio scorso istituisce un patentino obbligatorio per tutti i conducenti di mezzi da lavoro agricoli, senza distinzione fra dipendenti e titolari delle aziende. La norma prevede corsi di formazione obbligatori da ripetersi dopo cinque anni. E sempre la norma commina punizioni, fortunatamente meno severe dell’articolo 589 bis, ma comunque abbastanza rigido per chi si dimentica di “andare a scuola di trattori”, o di gru, o di piattaforme mobili, sempre più diffusi con l’avvento generalizzato della meccanizzazione agricola.
I corsi per il patentino
I corsi per il patentino per condurre macchine agricole non scherzano neppure in relazione alla frequenza nonché alle responsabilità del datore di lavoro. Infatti, i frequentatori “obbligati” dei corsi di formazione debbono seguire le lezioni e le esercitazioni al 90% dell’orario. Inoltre, il datore di lavoro “è sempre tenuto a verificare le capacità tecniche professionali del dipendente assunto”. In caso di dubbio anche il dipendente deve essere avviato ad un ulteriore corso di formazione entro il marzo 2017. La prescrizione deve anche essere vista in relazione ai costi elevati di trattori e mietitrebbie. Un grave danneggiamento compromette gravemente gli investimenti aziendali in fatto di meccanizzazione agricola, rallentando altrettanto gravemente i piani colturali aziendali annuali.
L‘obbligo del patentino, concordato da Stato-Regioni nel 2012 e entrato in vigore dal primo gennaio scorso, dagli esperti e dall’Inail è anche visto a proposito degli incidenti gravi sul lavoro in campagna. Come evidenzia la “Banca statistica Inail” dal 2010 al 2014 gli incidenti sul lavoro mortali nei campi o nelle aziende agricole (esempio: rovesciamento del trattore, ferimenti gravi causato dalle cinghie di trasmissione) anche per la crisi economica sono passati da 194 (2010) a 174 (2014) cosicché, nel complesso, sono scesi da 1503 a 1.139. In Italia analogo andamento: da 50.234 nel 2010 a 39.189 nel 2014. E la stessa curva si attenua in Piemonte passando da 4.546 a 2.871. Fra le cause – sottolineano gli esperti – la mancata formazione, la distrazione, la carenza nella gestione della sicurezza. E altra annotazione degli specialisti di infortuni sul lavoro mortali: “La classe di età più coinvolta negli infortuni è quella centrale fra i 35 e i 49 anni,, per gli uomini e quella più matura, fra i 50 e i 64 anni, per le donne”. A questo vanno aggiunte le installazioni per ricavare energia dalle deiezioni animali per cui, da qualche tempo, sono stati avviati seminari di informazione e corsi di formazione.
La mappa degli incidenti
La “mappa” che riguarda il quinquennio 2010/2014 evidenzia, comunque, dati contradditori in Piemonte e nelle aree più agricole della Pianura Padana. In agricoltura, nella regione piemontese per gli infortuni mortali sul lavoro siamo passati da 12 a 21, con un crescendo di 10 e 13 nel 2012 e nel 2013. Inoltre, nel Nord Est italiano (Emilia e Veneto) un caso su tre ha come epilogo la morte, dovuta ai trattori e alle altre macchine semoventi. Questi mezzi – dei quali non è più possibile fare a meno dal trasporto dai campi alle strade – più sono condotti con perizia, risultato dei corsi di formazione, meno consumano e determinano gestioni meno complicate. Secondo uno studio del Politecnico di Torino, finanziato dalla Regione Piemonte, questo è ancora più vero nella area di risaia: senza accorgimenti dovuti alla formazione e alla gestione oculata, nella coltivazione del riso in energia e nel logoramento dei mezzi fa risparmiale dal 3% al 15%. Con i costi elevati della energia e dei mezzi, una percentuale soddisfacente.
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