di Gianfranco Quaglia
Si è spento nella notte tra domenica e lunedì. Sebastiano Vassalli, 73 anni, lo scrittore della <Chimera>, l’ultimo grande cantore delle terre di pianura, candidato al Nobel, se ne è andato in silenzio. In autunno avrebbe ricevuto il Premio Campiello alla carriera. Da alcune settimane era ricoverato a Casale Monferrato, per una malattia improvvisa che non gli ha lasciato scampo. Pochi sapevano, l’aveva tenuta nascosta, protetto da quella discrezione che lo ha accompagnato per tutta la vita. Lontano dai clamori, come la scelta di abitare discosto dalla città, prima in una canonica di Pisnengo (Casalino), poi alla<Marangana>, circondata dalle risaie fra San Pietro Mosezzo e Biandrate. In quei due <rifugi> aveva scritto molte delle sue più belle opere, alcune delle quali tradotte in tutto il mondo. Con <La Chimera>, romanzo che esalta anche il legame con il territorio e la risaia, aveva vinto il Premio Strega. Fra gli ultimi libri <Terre selvagge>, ambientato proprio nella risaia novarese, che rievoca la grande battaglia fra i Cimbri e i Romani attorno a Cameriano. In una intervista aveva definito la risaia come <L’antico inferno del lavoro diventato un paradiso di silenzio e natura>.
Negli ultimi anni il rapporto con il territorio era stato valorizzato attraverso una collaborazione stretta e intensa con la Casa editrice Interlinea, di cui era diventato uno degli autori più affezionati e prestigiosi.
Numerose le attestazioni di cordoglio. Il sindaco di Novara, Andrea Ballarè, ricorda come «Quella di Vassalli per me è stata una presenza quotidiana: nel mio ufficio in Municipio, fin dal primo giorno dopo l’insediamento, ho voluto che fosse esposto un quadro di Vassalli. Un’opera “futurista” che risale ad un epoca giovanile, antecedente a quella della sua grande carriera di scrittore. Aveva voluto venire a rivederlo e mi aveva fatto dono del catalogo dellamostra in cui era stato esposto. Con Sebastianmo Vassalli se ne va un grande testimonial di Novara e del suo territorio. Un maestro che ha saputo raccontare come nessuno i paesaggi, la storia, le atmosfere del Novarese».
L’assessore Turchelli sottolineando come «Vassalli è stato un cantore della nostra terra, alla quale era profondamente legato, tanto da farne molto spesso lo sfondo sul quale si nuovevano le sue storie e i suoi personaggi. Lo avevo conosciuto molti anni fa, quando insegnavo all’Istituto Magistrale, ed ero riuscita a convincerlo, molto prima che questo tipo di iniziative divenissero consuete, a venire a scuola ed incontrare i miei studenti. Ricordo questa assemblea di 450 ragazzi incantati in soenzio quasi religioso ad ascoltarlo. Siamo rimasti molto legati. Abbiamo perso un grande scrittore e un uomo profondo, difficile, ma affascinante.»
I funerali saranno celebrati mercoledì. «Secondo la volontà dello scrittore – dice il sindaco – saranno funerali laici, molto sobri ma con un alto contenuto civico. Allestiremo la camera ardente nella stessa giornata di mercoledì, dalle 10 alle 17, nella Sala Genocchio, a Palazzo Vochieri in corso Cavallotti, sede della Biblioteca Negroni, luogo a cui Vassalli era molto legato. Il funerale si terrà invece nel cortile del Broletto con inizio alle 17,30»
All’apertura della camera ardente in biblioteca, Interlinea ricorderà l’autore invitando a un reading no stop del capolavoro di Vassalli, <La Chimera>. I funerali si svolgerano poi al Broletto, luogo di memoria storica e letteraria dove trascorse l’ultima notte di dolore la giovane Antonia, protagonista, appunto, della Chimera, romanzo nel 1990 premio Strega da poco riedito nella “Bur”, tradotto in tutto il mondo e molto adottato nelle scuole superiori accanto ai Promessi sposi.
Roberto Cicala (Interlinea): <Attenzione privilegiata ha sempre dedicato al territorio novarese ricevendo anche il premio alla carriera Dante Graziosi/Terra degli aironi per la narrativa di pianura. Tra i suoi atti d’amore per i suoi luoghi vanno ricordati almeno Il mio Piemonte, con fotografie di Carlo Pessina, e Terra d’acque. Novara, la pianura, il riso, con presentazione di Roberto Cicala, con fotografie a colori, editi da Interlinea, come Il robot di Natale e altri racconti, Natale a Marradi. L’ultimo Natale di Dino Campana e di recente Il supermaschio da Alfred Jarry. Interventi militanti di Vassalli sono stati pubblicati sui quotidiani “La Repubblica”, “La Stampa” e “Corriere della Sera”, negli ultimi anni con la rubrica “Improvvisi”. Nel 2014 con Terre selvagge è passato a Rizzoli, che a fine primavera ha pubblicato Il confine. È del maggio 2015 la candidatura ufficiale dall’accademia svedese al premio Nobel per la Letteratura>.
La senatrice Elena Ferrara lo ricorda così: “Ho appreso con grande tristezza la notizia della scomparsa di Sebastiano Vassalli. Soltanto qualche settimana fa mi rallegravo per la sua candidatura al premio Nobel, riconoscimento per una produzione letteraria che ha saputo indagare il profondo dell’animo umano e temi di grande attualità come disagio, solitudine e discriminazione; ben rappresentati nel suo capolavoro “La Chimera”. Un’analisi più che mai contemporanea, soprattutto rispetto al ruolo delle donne. Raccontare la storia per affrontare il quotidiano: Vassalli, che amava definirsi viaggiatore nel tempo, ha dato vita a una narrativa estremamente tesa a rappresentare la condizione umana nel corso della storia, non rinunciando mai a misurarsi con i problemi del proprio tempo. Sapeva farci riflettere sui grandi temi, sulla condizione degli ultimi, sui disagiati. Uno sguardo profondo e fuori dagli schemi che ci mancherà”.
E’ stato cantore dell’agricoltura, delle terre d’acqua e di riso e di una storia saldamente ancorata alle radici contadine della Bassa novarese, dove viveva: con la morte di Sebastiano Vassalli “il mondo rurale novarese perde certamente il suo autore di più alto profilo, colui che è stato capace di far conoscere al mondo ciò che era la risicoltura a partire dal XVI e il XVII secolo”. Così il direttore della Coldiretti interprovinciale Gian Carlo Ramella. <nella ‘Chimera’ – aggiunge – ricorre il filo conduttore della campagna, degli spazi infiniti delle terre del riso, del vivere in un borgo rurale di quattrocento anni fa e, anche, della sofferenza e della durezza del lavoro nei campi” .
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