L’associazionismo fondiario è la chiave per risolvere i problemi dello spopolamento montano e della salvaguardia rurale nelle terre alte. Se ne è parlato all’inaugurazione del 233° anno accademico dell’Accademia Agricoltura di Torino, nella sala Viglione di Palazzo Lascaris, aperto dal presidente Pietro Piccarolo, recentementde nominato anche alla guida dell’Accademia dei Georgofili. Piccarolo ha tracciato un bilancio dell’attviotà svolta nel precedente anno, soffermandosi sull’altop profilo dei relatori che si sono succeduti e sui temi trattati.
È poi intervenuto l’assessore allo Sviluppo della Montagna della Regione Piemonte, Alberto Valmaggia che ha parlato della Legge regionale che ha introdotto l’associazionismo fondiario. Una legge approvata dal Consiglio regionale del Piemonte nel novembre 2016, prima in Italia nel suo genere, seguita dal Friuli, e che ha fatto da apripista anche per una parte del Testo unico nazionale sulle foreste.
“Se, per fare un esempio, si considera – ha spiegato l’assessore Valmaggia – che ad Acceglio, in provincia di Cuneo, ogni residente possiede 70 particelle catastali a testa, si capisce quanto il fenomeno della frammentazione incida sulla produttività dei nostri territori. Le associazioni fondiarie hanno l’obiettivo di recuperare le proprietà fondiarie e i terreni agricoli incolti e abbandonati e silenti, cioè di cui non è noto il proprietario”. Con le associazioni si ricostruiscono delle unità gestite collegialmente e su adesione volontaria per migliorare i fondi, far crescere l’agricoltura, valorizzare il patrimonio e il paesaggio, tutelare l’ambiente e prevenire i rischi idrogeologici e legati agli incendi boschivi. I terreni sono acquisiti su donazione volontaria e un ruolo chiave nella gestione lo giocano i Comuni e le Unioni montane interessate”.
Andrea Cavallero, docente del Dipartimento di Scienze agrarie dell’Università di Torino, ha tracciato il quadro dell’agricoltura in Italia: “Tra il 1982 e il 2010 in Italia si è registrato un – 48% di aziende agricole, che diventa – 63% nel Nord Ovest e una riduzione della superficie agricola utilizzata del 18%, le aziende zootecniche si sono ridotte del 74,5% e il numero degli occupati agricoli del 60%”.
Un capitolo riguarda anche gli occupati in agricoltura nel decennio 2001 – 2011. Al Nord Ovest si registra un – 0,7%, ma nelle aree montane un + 4,4%. ” Si tratta di piccoli segnali positivi in un quadro complesso – ha detto Cavallero – ed è proprio in questo contesto che le associazioni fondiarie servono per far tornare l’agricoltura in montagna e in collina”.
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