Quanto valgono quattro morti sul lavoro in un giorno solo? Ventotto linee tipografiche, meno di 14 righe digitate sul pc e pubblicate a pagina 22 di un quotidiano nazionale, con un titolino a una colonna. vale a dire: una valutazione giornalistica minimale nei confronti di una notizia che non può essere omessa, ma non merita tanto rilievo. Di più: in quella breve in cronaca c’era anche un vuoto: due operai morti in provincia di Agrigento, un operaio vittima in un’azienda agricola ad Ascoli Piceno. Ma nulla per un altro operaio schiacciato a Fiat Mirafiori. Eppure, proprio il giorno precedente il Presidente Mattarella era intervenuto sulla vergogna delle morti bianche, un fenomeno in forte ripresa nel nostro Paese, tanto da collocarlo ai vertici della classifica in Europa. In altri tempi, forse, quelle quattro tragedie avrebbero guadagnato un titolo in prima pagina, considerato che nei primi otto mesi di quest’anno gli incidenti mortali sono stati 682 contro i 651 dell’analogo periodo 2016.
In questo dramma nazionale, sottovalutato, c’è da registrare un settore produttivo in controtendenza: l’agricoltura, con un -4,8%. Coldiretti è intervenuta su questa diminuzione commentando che il trend registrato conferma “il prezioso lavoro di ammodernamento delle imprese agricole fatto in questi anni per rendere il lavoro tecnologicamente più avanzato, ma anche più sicuro. Molto resta tuttavia ancora da fare e per questo è necessario continuare con decisione sulla strada intrapresa con interventi per la semplificazione, la trasparenza, l’innovazione e la formazione. Un risultato che è il frutto dell’impegno degli imprenditori e dei lavoratori per lo sviluppo di un’agricoltura al servizio della sicurezza della salute, dell’ambiente e dell’alimentazione”.
Sin qui le considerazioni della maggiore organizzazione agricola italiana. Ci sarebbe da aggiungere che il mondo agricolo fa sempre meno uso di manodopera e sempre più di tecnologia e da qui ne discende anche la collocazione favorevole nella classifica. In ogni caso un risultato apprezzabile, anche se non dobbiamo dimenticare le sacche di sfruttamento e caporalato ancora esistenti. Insomma, tutto bene, ma non c’è da esultare.
You must be logged in to post a comment Login