E’ un fiume in piena Giovanni Perinotti, presidente di Confagricoltura Vercelli Biella. Un fiume di fronte all’oceano di riso che si sta riversando nei magazzini degli agricoltori con il rischio di rimanere invenduto. O svenduto. “Il che è anche peggio – dice – perché chi non è in grado di stoccare è costretto a vendere a 5-6 euro il quintale in meno. Le quotazioni sono quelle della scorsa campagna, per alcune varietà appena al di sopra dei 20 euro. Impossibile continuare così e i produttori più piccoli sono quelli che rischiano maggiormente. Una soluzione? Occorre aggregare l’offerta, ma nonostante tutti gli appelli lanciati questa alternativa spesso resta a livello di parole. Noi disponiamo di uno strumento efficace, il Cvr (Consorzio vendite risone), circa 400 agricoltori che conferiscono 400 mila quintali di risone. Ma è ancora poco, occorre fare di più. Purtroppo la maggior parte dei produttori è insensibile, e molti svendono anche perché l’11 novembre, scadenza dei contratti d’affitto, è vicina. E poi ci sono i saldi dei pagamenti sugli acquisti dei concimi, dei diserbanti e del gasolio. Ebbene, chi conferisce il suo prodotto al Cvr può ottenere anticipi sino a 20 euro il quintale, considerando che il prezzo finale è stato quasi sempre sopra la media del mercato. Il settore risicolo deve essere più coeso, basta criticare e parole al vento, non portano da nessuna parte”.
Perinotti non eclude tuttavia che la situazione possa degenerare. “Che prima o poi la massa degli agricoltori si accalchi davanti ai cancelli delle industrie di trasformazione, perché a questi prezzi non è più possibile andare avanti. E in un momento così difficile un aiuto potrebbe arrivare anche dalla Pac, sempre che i tempi di pagamento siano rispettati. Per questo chiediamo alla Regione Piemonte di mantenere gli impegni e le scadenze: Il 16 ottobre è il primo giorno utile per i pagamenti”.
Un altro aspetto, le limitazioni imposte dall’Ue all’uso di alcuni prodotti in risaia, come il triciclazolo e il glifosate”. Per il primo l’Airi (Associazione industrie risiere italiane) ha chiesto a tutte òle aziende risicole di sottoscrivere un documento nel quale si impegnano a dichiarare che non ne hanno fatto uso. “Una specie di scarico di responsabilit à – dichiara Perinotti – inaccetabile e offensivo nei nostri confronti. Abbiamo chiesto un incontro con i vertici dell’associazione e amndremo a discutere. Il glifosate? Il ministro dice basta con la deroga, ed noi ci chiediamo: perché togliere un prodotto che in tuto il mondo si usa?”.
Etichettatura e Made in Piemonte. “Nutiamo perplessità. L’etichettatura solo italiana serve a poco se non è osservata in tutto il resto dell’Unione Europea. Non solo: stiamo correndo il rischio di una procedura d’infrazione. Il Made in Piemonte è una bella cosa, ma chi ci garantisce che in quelle confezioni ci saranno soltanto chicchi piemontesi?” (g. f. q.)
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