di Gianfranco Quaglia
Per chi appartiene al settore l’acronimo Pac suona come opportunità di ottenere contributi da Bruxelles a integrazione dei redditi agricoli. Per i non addetti ai lavori vale la pena di spiegare: è la Politica agricola comune che disciplina la distribuzione degli aiuti alle aziende di tutti i Paesi membri, compensando gli agricoltori dei minori introiti dovuti ai costi di produzione rispetto a quelli sostenuti in altre zone del pianeta, dove anche i prezzi delle materie prime sono di molto inferiori e quindi altamente concorrenziali.
Il sistema dei pagamenti diretti che nasce a Bruxelles e viene veicolato in tutti gli Stati passando attraverso le Regioni è stato rivisitato da una sforbiciata per il periodo 2014-2020. In altre parole: minore disponibilità per gli aventi diritto. Il meccanismo generale riguarda anche il mondo del riso, le oltre quattromila aziende italiane (la maggior parte concentrata tra Vercelli, Novara e Pavia) che sin qui hanno beneficaito di questi aiuti. Tagliato il budget per tutti i comparti agricoli, il meccanismo della ripartizione è stato affidato a un’intesa Stato italiano-Regioni. La mediazione, appena conclusa, lascia un po’ di amaro in bocca proprio ai risicoltori, divivendo il mondo agricolo. Si era partiti da un plafond di 44 milioni di euro per la risicoltura, alla fine si è scesi a 22,6. Praticamente dimezzato.
La divergenza di vedute è proprio su questo punto d’arrivo o di discesa. Soddisfatta Coldiretti, che vede nella decisione un riconoscimento dei veri imprenditori agricoli attivi. Nettamente contraria Agrinsieme, che raggruppa Cia, Confagricltura e Alleanza delle Cooperative. Duro il commento di questo organismo: «Avevamo formulato diverse proposte, tra le quali quella di utilizzare il livello massimo del 13 più 2 per cento la quota di massimale da destinare ai pagamenti accoppiati settoriali; ministro e assessori si sono invece fermati all’11% rinunciando a voler gestire una fetta importante di risorse».
Insomma, c’è chi guarda il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, a seconda del punto di vista. Chi recrimina perché il Piemonte, nelle ultime settimane, complice la vacanza elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale, ha affidato la delega a trattare all’assessore all’agricoltura della Regione Lombardia. E chi dice: meno male che c’era lui, si è impuntato ottenendo che l’aiuto accoppiato fosse riconosciuto al riso. E così lo ha salvato da una penalizzazione ancora più cocente.
Una cosa è certa: i risicoltori vercellesi e novaresi stanno facendo i conti, dividendo quei 22,6 milioni per gli ettari di loro competenza, ai quali occorre aggiungere tutti gli altri sparsi in Italia: circa 180 mila la superficie complessiva. E il risultato finale si traduce in una bella cura dimagrante per tutti.
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