E’ un progetto pilota quello denominato Babyrice, che può offrire alternative di integrazione al reddito dei risicoltori. La richiesta di questo tipo di riso è sempre più forte sul mercato italiano ed estero. Alcune aziende agricole del Pavese stanno rispondendo a questa esigenza. Proprio epr fare il punto della situazione l’Ente Nazionale Risi ha organizzato il primo field tour del progetto Babyrice, con la visita di alcune aziende partne dell’iniziativa, finanziata dalla Regione Lombardia. La visita è partita dal’azienda agricola Giovanni Daghetta, di Robbio Lomellina, capofila del progetto, per passare poi ai campi pilota della Società Agricola Braggio e Carnevale Miacca di Zeme, poi a Galliavola negli appezzamento dell’azienda agricola di Paolo e Roberto Gamalerio.
I ricercatori dell’Ente Nazionale Risi hanno presentato i risultati in materia di contaminanti (Cadmio e Arsenico) e frutto di una lunga attività sperimentale. Poi hanno illustrato le tecniche messe in atto nei campi pilota con lo scopo di prevenire o limitare l’accumulo di contaminanti nella granella.
I ricercatori dell’Università di Torino hanno illustrato i primi risultati ottenuti dalle analisi dei suoli provenienti dagli appezzamenti in cui sono state svolte le prove, mentre i ricercatori dell’Università Cattolica di Piacenza hanno divulgato i risultati relativi ai contenuti di arsenico, cadmio e micotossine nella granella prelevata dai campi pilota durante la passata stagione. I titolari delle aziende, infine, sono intervenuti per riportare la propria esperienza
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