di Enrico Villa
La Fattoria in Città di Vercelli, dal 29 maggio al 2 giugno, compie dieci anni. Anima della manifestazione è l’Ascom provinciale con il Comune di Vercelli. Rievoca il presidente dell’Ascom Bisceglia: “Ne parlammo in macchina di ritorno da un convegno nel 2004. Poi non ci fu subito un seguito. Ma all’improvviso dalle parole ai fatti. E così la Fattoria in Città prese corpo”. I tempi erano maturi. Quell’anno, l’Unione Europea promulgò la Direttiva 852 su rapporti diversi tra territorio ruralità e centri urbani. Tuttavia, già il 5 ottobre 1991 con la legge n. 317 lo Stato Italiano aveva portato l’attenzione su campagna e sviluppo urbano per correggere il consumo eccessivo del suolo. E altri strumenti giuridici al fine di riproporre l’essenziale sviluppo rurale furono messi a disposizione dalla legge 23 dicembre 2000 numero 288 nonché dal decreto legislativo del 18 maggio 2001.
A dieci anni dalla Fattoria in Città, con il deliberato scopo di aiutare i bambini e gli adolescenti a comprendere la natura autentica della campagna, dalla quale è garantita l’alimentazione di centinaia di migliaia di persone, Felix Lombardi dirigente dell’Ascom annota: “Nel 2013 i visitatori sono stati 50 mila provenienti da Piemonte, Lombardia e Veneto. Quest’anno i giorni dell’evento, fusione tra i campi e la città, sono stati portati a cinque. E l’area fieristica, intorno alla basilica di sant’Andrea, è stata molto ampliata”. Gli spunti di carattere naturalistico, alimentare, territoriale che evidenziano ai ragazzi ma anche agli adulti che agricoltura e città non sono antitetiche, si sono grandemente moltiplicati. E l’intento, anche in previsione di “Expo 2015”, è stato questo: realizzare con fini didascalici e pedagogici una rassegna almeno di importanza regionale. Non solo: la Fattoria in Città vercellese sarà sempre più una premessa per le fattorie didattiche riservate ai minori e per l’agriturismo che nell’ultimo biennio anche in Italia si è messo a galoppare garantendo alle aziende rurali redditi integrativi.
La manifestazione vercellese dal 29 maggio al 2 giugno sarà anche ricca di folclore e colore. Ma con programmi collaterali sta diventando un riferimento per il Politecnico di Torino e di Milano nonché per la facoltà di veterinaria di Milano nel cui ambito operano le ricercatrici Federica Ronchetti, Ingrid Castellati, Paola Fossati. In un loro recente saggio, anche pubblicato sulla Rete, esse hanno proprio illustrato questo aspetto: le City Farm, come appunto la Fattoria in Città vercellese, sono l’evoluzione delle fattorie didattiche, in Italia affermatisi dagli anni Novanta, numerosissime in Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana e che adesso nel nostro Paese sono circa 1.500 con oltre 18.200 utenti.
La storia delle City Farm e delle fattorie didattiche ha le radici nei primi anni del Novecento in Norvegia, Danimarca e Svezia. La loro diffusione in Europa nel secolo scorso seguì la direttrice nord-sud coinvolgendo Gran Bretagna, Belgio, Francia e Italia. Nel 1914 la pedagogia statunitense spiegò che i giovani, per il loro equilibrio individuale, dovevano essere messi in condizione di ben utilizzare la mente, l’emotività in rapporto con la natura, le mani così elevando il loro grado di salute. E nacquero i Club 4 H: appunto head-testa, healt-salute, heart-cuore, hand-mani. Il tutto con un obbiettivo in via di rivalutazione non solo nella Fattoria in Città bensì nella ruralità moderna teorizzata anche dalla nuova politica agricola: learn to do by doing, cioè imparane facendo. In Germania dopo la tempesta nazista nelle fasi di ricostruzione urbanistica seguita alla distruzione bellica, apparve chiaro un aspetto: le città non dovevano fagocitare le campagne. E questo toccava soprattutto ai giovani e alla loro cultura. Nacquero così le “Aktispielplatze”, luoghi di incontro come la Fattoria in Città anche vercellese.
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