di Gianfranco Quaglia
Il cognome è profetico: Noè. Il nome, Dario, ricorda il famoso re persiano. Ma lui si ispira a Leonardo da Vinci, il Genio chiamato da Ludovico il Moro in Piemonte e Lombardia, dove progettò e tracciò i primi canali irrigatori (come la Roggia Mora nel Novarese e la Sforzesca in Lomellina) che diedero linfa e vita alla moderna risicoltura.
Ex modellista meccanico in una fonderia, Dario Noè di Magnago (Milano) da trent’anni consulta i codici leonardeschi e fa rivivere il mito delle macchine del maestro, autentici capolavori di precisione, fantasia e visione proiettata al futuro. <<Lavoravo in fonderia – racconta – avevo il compito di seguire la formatura, un’attività che unisce lavorazione del legno e conoscenza del disegno meccanico. L’ambiente non era certamente fra i più salubri, ma mi è servito per apprezzare gli studi leonardeschi sui procedimenti preparatori per la fusione, in particolare lo studio per il monumento equestre a Francesco Sforza. In seguito abbandonai questa mansione per passare all’ufficio tecnico, ma soffrivo di mancanza di manualità. Mi limitavo a disegnare sulla carta, la figura rimaneva lì, non si concretizzava né la vedevo nascere>>.
L’idea di far rivivere Leonardo, di dargli un’anima attraverso la traslazione dei suoi schizzi e disegni conservati nei musei, a Dario Noè viene da un incontro con il professor Boldetti, che a sua volta ha lavorato con Marinoni e Pedretti (titolare di una cattedra su Leonardo all’Università di Los Angeles) i quali hanno riordinato il codice Atlantico. Durante una mostra a Firenze Noè acquista una pubblicazione sulle macchine leonardesche. <<Un disegno mi colpì soprattutto, riguardava un sollevatore per carichi pesanti con i particolari esplosi, L’esplosione è un metodo per far capire una macchina e Leonardo fu il primo a utilizzare questo metodo. Allora mi dissi: non si può lasciare incompiuto un patrimonio di tale portata>>.
Ecco che il modellista Dario comincia a mettere in pratica i disegni del maestro, utilizzando il legno, interpretando quelle indicazioni che hanno attraversato cinque secoli di storia conservando tutta la loro attualità. I risultati sono lì da vedere, non solo nelle mostre organizzate in Piemonte e Lombardia, dove lo chiamano. Ma soprattutto nel Mulino di Mora Bassa, in Lomellina, costruzione antica riattata dall’Associazione irrigua Est Sesia che la conserva come un museo: qui, secondo la storia e la leggenda, Ludovico il Moro arrivava da Milano per appartarsi con la sua amante, Cecilia Gallerani, raffigurata da Leonardo nella Dama con l’ermellino, il famoso dipinto conservato a Cracovia. In una delle sale, a cura dell’Associazione La Città Ideale di Vigevano (Pavia), è visibile tutta una vasta gamma di modelli in legno realizzati seguendo i disegni leonardeschi.
Le macchine, costruite in legno come nel ‘400, sono funzionanti. Riproducono meccanismi di orologi, macine, filatoi, automi, prototipi per il volo. Pochi altri come Dario Noè in Italia, tra questi il fiorentino Gabriele Niccolai che ha realizzato alcuni degli esemplari. Entrambi hanno saputo dare un’anima e soprattutto continuità alle opere di un Genio. Altrimenti sarebbero sempre rimasti solo sulla carta da disegno. Alcuni degli esemplari sono stati esposti in una centrale idroelettrica della Valle del Ticino, vicino Novara, per essere raccontati ai visitatori dallo stesso Noè.
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