Ceta sì Ceta nò, in Piemonte. Fa discutere l’accordo comerciale ed economico tra Ue e Canada. Il Consiglio Regionale si è espresso contro, ottenendo il plauso della Coldiretti che è intervenuta con una nota: “Bene il pronunciamento della Regione rispetto al Ceta, in seguito a nostre sollecitazioni ed ottenuto grazie all’impegno profuso dall’assessore Giorgio Ferrero e dal primo firmatario dell’atto di indirizzo Davide Gariglio: un passo importante verso il No all’entrata in vigore di un accordo che permetterebbe il via libera alle imitazioni dei nostri prodotti più tipici ed alle eccellenze Made in Piemonte – dicono Delia Revelli presidente Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – A rischio ci sono, infatti, l’alta qualità delle nostre produzioni e numerosi prodotti del territorio piemontese che hanno ottenuto i marchi Dop/Igp/Doc/Docg. Nella nostra regione, dove l’export verso il Canada vale oltre i 50 milioni di Euro, i comparti che potranno essere maggiormente colpiti sono quello vitivinicolo, quello dei bovini da carne e dei prodotti lattiero-caseari. Infine, verranno meno tutte quelle barriere, non solo tariffarie, che abbiamo voluto al fine di evitare che sulle nostre tavole arrivino prodotti meno controllati rispetto a quelli italiani.
La posizione del Consiglio regionale piemontese suscita invece la reazione del sen. Gianluca Susta, pd, di Biella: “Il voto del Consiglio regionale contro l’Accordo politico e commerciale tra UE e Canada (CETA), proposto dal PD, su pressione di alcune organizzazioni, tra cui Coldiretti, è un voto contro gli interessi economici del Piemonte e dell’Italia, oltre che dell’UE. Fuori dagli accordi bilaterali, dopo il fallimento del multilateralismo e dei negoziati di Doha, tra le grandi aree del mondo c’e’ solo la legge del piu’ forte e noi siamo destinati a soccombere. Le piccole produzioni agricole di qualita’ potranno entrare in quei mercati a condizioni nettamente migliori rispetto a ieri. Le grandi produzioni agroalimentari, il nostro vino e il nostro riso ad esempio, sono favorite da questo accordo su cui sono state scritte infinità di bugie. Una su tutte: con questo accordo sono compromessi gli standard igienico – sanitari e fitosanitari previsti dalla normativa europea. Falso! Questa intesa non permette, in virtù del principio di “prudenza” sancito dai Trattati dell’UE, di dare prevalenza al criterio di “evidenza scientifica” in vigore in Canada. Per contro questo Accordo spalanca le porte di un ricco mercato di quasi 50 milioni di persone, oltre, come detto, al comparto agroalimentare più consistente, al tessile – abbigliamento – moda, alle costruzioni, all’automotive, alla chimica e alla meccanica, all’elettronica, tutti settori che fanno del Piemonte la seconda regione industriale d’Italia e che dall’abbattimento dei dazi e delle barriere non tariffarie poste a protezione dei prodotti canadesi in quel mercato hanno tutto da guadagnare. Infine non si può non rilevare l’ambiguità del PD che, a Roma, in commissione esteri, vota a favore della ratifica di questo accordo fortemente sostenuto dal Governo e dai Ministri Martina e Calenda in particolare, mentre nei Consigli regionali di Lazio e Piemonte vota contro”
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