Precipitevolissimevolmente. Questa parola italiana di 26 lettere, forse la più lunga nel nostro vocabolario, coniata nel 1677 dal frate Francesco Moneti, fotografa bene la situazione del mercato del riso che da troppi mesi è caratterizzato da una crisi senza precedenti. Le quotazioni, cadute appunto vertiginosamente dall’alto sino a soglie di 19-20 euro il quintale, molto al di sotto della copertura dei costi di produzione, sembrano non schiodarsi più. Una situazione che getta lunghe ombre sul futuro delle aziende risicole italiane. Le richieste di applicazione della clausola di salvaguardia contro le importazioni agevolate dal Sudest asiatico, gli appelli all’industria, sono cadute nel vuoto. Inutili, fin qui, i tentativi di riemergere da un tunnel che sembra senza via d’uscita. Eppure una luce in fondo s’intravede. Secondo Giorgio Ferrero, assessore all’agricoltura della Regione Piemonte, che in queste ultime settimane è stato al centro di dibattiti e incontri, “questo è un momento unico, storico da cogliere”. E disegna un parallelismo con il mondo del vino: “Quando negli anni Ottanta scoppiò il caso tragico del metanolo, il futuro del’enologia in Piemonte sembrava compromesso. Invece fu proprio quell’episodio a dare forza a tutto il comparto che reagì, si rimboccò le maniche e iniziò a costruire quello che poi sarebbe diventato il Rinascimento del vino, ora sotto gli occhi di tutti”.
Ferrero dice che si può fare altrettanto con il riso. “Noi abbiamo il primato della produzione, ma siamo ancora all’anno zero. Non è possibile che in tutto il Piemonte esista una sola Dop e non si possa valorizzare il prodotto, che continua a esser considerato commodity. Non esiste che soltanto un centinaio di aziende su 1200 trasformino e vendano direttamente. Cogliamo questa fase negativa e giriamola in positivo. E’ sbagliato pensare di redigere i bilanci aziendali puntando solo sui sostegni della Pac; si deve vendere il riso e su quello fare il bilancio”.
Infine: per raggiungere questi obiettivi gli imprenditori forse devono superare l’ostacolo più difficile, l’individualismo. Mettersi insieme e fare squadra, questo è il traguardo per avere forza nella contrattazione. Concetti espressi anche da Paolo Carrà, che si scaglia contro la “rigidità interna” del comparto e ricorda che bisogna rivedere tutta l’organizzazione delle Borse risi, pensando a una informatizzazione.
“Impariamo dal metanolo e costruismo insieme il Rinascimento del riso”
di Gianfranco Quaglia
You must be logged in to post a comment Login