“Positivo”. Così Paolo Carrà ha definito l’incontro che si è svolto a Roma, al Mise (Ministero Sviluppo Economico) convocato sulla crisi del riso con una delegazione della Commissione europea, in rappresentazna della Direzione generale Agri e della Direzione Generale Commercio. Sul tavolo c’era il tema delle importazioni a dazio zero dai PMA (Paesi Meno Avanzati) e l’introduzione della clausola di slavaguardia urgente sul territorio doganale, come strumento di difesa commerciale previsto dalle norme euroee e multilaterali. Proprio sulla richiesta della clausola tutta la filiera si è dimostrata compatta e ai dirigenti delle due direzioni generali di Bruxelles è stato chiesto di semplificare le procedure. In altre parole: l’Italia è convinta e determinata e vuole dimostrare di andare sino in fondo.
Intanto non si arrestano le polemiche sul futuro e il ruolo dell’Ente Nazionale Risi. Da registrare, negli ultimi giorni, un intervento del consigliere regionale Diego Sozzani conseguente a un’intervsita dell’asessore all’agricoltura dela Regione Pioemonte, Giorgio Ferrero, in cui avrebbe chiesto il commissariamento dell’Ente Nazionale Risi (dichiarazione poi non confermata dello stesso assessore).
Sozzani (primo firmatario) ha presentato un’interrogazione alla Giunta regionale e all’assessore Ferrero. “Le accuse che Ferrero ha rivolto all’Ente Risi ed al presidente Paolo Carrà sono quelle di non riuscire a difendere gli agricoltori, di non svolgere il suo ruolo interprofessionale e di appoggiare l’industria che specula sul prezzo del riso – dice nell’interrogazione-. Successivamente alle dichiarazioni di Ferrero, ho appreso dalle associazioni di aategoria e dai produttori risicoli del territorio che da anni la Regione Piemonte non è stata in grado di ascoltare le proteste e di cogliere la gravità della situazione che si stava per prefigurare sul settore riso”.
Per questo, invitando la Giunta regionale ad analizzare le proprie responsabilità, Sozzani ha presentato un’interrogazione per chiedere quali strumenti siano stati utilizzati dalla Regione per arginare la crisi di settore preannunciata da anni dai produttori e dai sindacati; per indagare le motivazioni per cui il Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 non sia stato strutturato in modo da tutelare il settore in crisi e se via sia la consapevolezza del fatto che il problema non risiede nel consiglio di amministrazione dell’Ente Risi, bensì nell’a
Sulle dichiarazioni attribuite all’assessore Ferrero interviene anche l’on. Giovanni Falcone (Pd), membro della Commissione Agricoltura: “Sulla necessità di commissariare l’Ente Risi – dice – visto che non è nelle prerogative della sua funzione istituzionale rischia di sviare l’attenzione dai problemi veri della nostra agricoltura e dalle cose che davvero il suo assessorato potrebbe aiutare a fare. Al riordino degli enti, società e agenzie vigilati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, quindi anche l’Ente nazionale risi, stanno lavorando Governo e Parlamento, per razionalizzarne l’organizzazione in funzione della maggiore competitività del settore.. L’assessore Ferrero darebbe una mano concreta al settore riso se si occupasse concretamente di ciò che davvero può fare per queste realtà produttive; ad esempio: un PSR serio che sostenga anche i nostri territori e che soddisfi la percentuale di spesa (oggi in media è al 4% sia al Nord che nelle regioni meridionali); una legge seria che risolva le problematiche create dall’invasione delle nutrie nelle nostre risaie e che metta le province nelle condizioni di poter applicare la legge e che infine risolva anche la medesima problematica dei cinghiali”.
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