Due uomini a cavallo scendono lenti nella Valle del Ticino. Uno è Ludovico il Moro, l’altro Leonardo da Vinci. Davanti a loro si apre una pianura fertile che Leonardo, con il suo genio innato, trasformerà in una grande risaia attraverso la costruzione di canali e derivatori. Siamo alla fine del Quattrocento, pieno Rinascimento. Michael Ennis, autore de “La duchessa di Milano” con questa narrazione descrive il momento magico in cui il Genio leonardesco, chiamato alla corte degli Sforza, intuisce la potenzialità di quell’area che va dal Vercellese, Novarese sino alla Lomellina. Si deve a lui se in questo angolo d’Europa è nato il triangolo d’oro della risicoltura europea. Che sarà rifinita, anzi sviluppata con una svolta imprenditoriale, quattro secoli dopo grazie a un’altra grande intuizione, quella di Camillo Benso di Cavour che inventò il Canale Cavour.
I due ovviamente non si conobbero mai. Eppure sono accomunati dalla storia nella grande visione. Appartenevano a quei pochi eletti con lo sguardo lungo, di cui si sente la mancanza. Ci fossero, l’uno e l’altro insieme, sicuramente saprebbero dare una chiave di lettura e di svolta al complicato momento che sta attraversando il settore riso colpito da una crisi che apparentemente pare senza sbocchi. In attesa che quella linfa così preziosa ci illumini, una bella iniziativa ci ricorda il loro ruolo così determinante. E’ stata promossa nell’ambito della settimana nazionale della bonifica e dell’irrigazione e si chiama “Corri Cavour”, staffetta non competitiva lungo tutto il percorso del canale Cavour, da Chivasso a Galliate dove l’irrigatore termina la sua corsa. E’ organizzata in collaborazione con la Compagnia delle acque correnti di Novara, gruppo sportivo nato dall’idea di alcuni dipendenti dell’Est Sesia. Sabato 20 maggio l’arrivo alla centrale idroelettrica Orlandi di Galliate (Novara). E’ qui che avviene l’ideale incontro fra due epoche, con l’esposizione delle macchine di Leonardo, che fanno parte della mostra di modelli in legno, custodita nel Mulino di Dora Bassa a Vigevano. Il luogo trasformato in alcova da Ludovico il Moro per incontrare la sua amante Cecilia Gallerani, la Dama con l’ermellino.
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