di Enrico Villa
Mario Guidi, presidente uscente di Confagricoltura cui è succeduto Massimiliano Giansanti, ha tenuto a Roma una conferenza stampa dedicata alle assicurazioni in campagna, nonché alla “gestione del rischio aziendale”. Confagricoltura insiste molto sullo specifico tema. E in un commento, anche riportato dall’Agricoltore di Vercelli e Biella (direttore Paolo Guttardi) ha osservato: non si è riusciti a creare un modello assicurativo che sia agevolmente fruibile. E ha proseguito: E così ci troviamo che si è aperta una nuova campagna assicurativa 2017 per le produzioni agricole mentre si sta ancora provvedendo ai primi pagamenti alle aziende delle assicurazioni agevolate agricole che si riferiscono alla domanda 2015. E Confagricoltura ha così documentato: perdita del valore assicurativo del 17% (-6% nel 2015;13% nel 2016).
Nel contesto assicurativo, che dovrebbe sempre tutelare il reddito delle aziende agricole anche avvalendosi dei Consorzi (nelle province del Piemonte Orientali numerosi per tutelare riso, grano e mais) è vivace il dibattito sulla gestione dei rischi delle aziende agricole e sulla assicurazione dei raccolti o dei fatturati dipendenti dalla volatilità dei prezzi e dagli squilibri del mercato, come in questo momento sta avvenendo per il riso, causato dalle importazioni ripetute senza dazio dall’Estremo Oriente. Come è noto, il 13 aprile scorso la situazione è stata nuovamente esaminata al Ministero delle Politiche Agricole, mentre Confagricoltura vercellese ha assunto una dura posizione nei confronti della parte industriale, accusata di favorire la volatilità dei prezzi a proprio vantaggio. E il 13 aprile il ministro Maurizio Martina ha garantito l’intervento del Governo per alleggerire la volatilità, fissando due impegni: l’obbligo della segnalazione scritta della provenienza del riso importato senza dazi comunitari; e la copertura assicurativa del fatturato aziendale nella misura del 65% a carico del Ministero. Queste indicazioni sono state evidenziate in un comunicato ufficiale del Ministero delle Politiche Agricole. Il precedente è rappresentato dallo stesso “meccanismo applicativo” adottato per il grano, mesi fa, con il crollo delle quotazioni. Martina ha semplicemente commentato: quello che è valso per il grano, varrà anche per il riso.
Le note dei giorni successivi sull’argomento, del quale anche si sta interessando l’Unione della Comunità attraverso i piani di sviluppo agricolo e altro, possono essere riassunte con questo titolo: in cantiere le polizze salva-reddito. Questa applicazione fa riferimento, in particolare, agli Stati Uniti e al Canada. Tutto il raccolto e il fatturato conseguente, forse assicurati obbligatoriamente, dovrebbero essere tutelati con un massiccio intervento statale. Una volta messo a punto, il sistema potrebbe avere come modello il contributo istituzionale da parte delle regioni e governativo. Va tuttavia evidenziato: nel caso dei danni derivati all’agricoltura dalle scosse telluriche in Italia Centrale, quasi tutti gli interessati con diverse prese di posizione (assembramenti davanti a Montecitorio, eccetera) hanno sottolineato la presunta latitanza delle istituzioni.
Il lamentato stallo di un moderno sistema di tutela assicurativa di tutti i prodotti e le strutture produttive inducono a soffermarsi sia sul “sistema italiano delle assicurazioni agricole” che sulla “componente europea” influenzata dal sistema italiano, in gran parte considerato già collaudato. Nel linguaggio degli assicuratori in genere si ragiona ancora ex post, cioè con interventi dopo i fatti disastrosi da sanare. Invece, secondo il giudizio di numerosi esperti, l’intervento di prevenzione dovrebbe sempre essere ex ante: quindi, con i raccolti pendenti e i prodotti al sicuro prima dell’evento anche causato dalla volatilità dei prezzi. Un accenno all’ex ante e non all’ex post si ritrova anche nella normativa del WTO quando fa riferimento alla cosiddetta “scatola verde” e alle assicurazioni agricole con il sostegno pubblico. Ormai l’ampio capitolo assicurativo dell’ex ante comprende quasi tutto: dagli eventi naturali alle fitopatologie che sempre più aggrediscono le colture, e alle consegue meteorologiche. Infatti più di un tempo il rischio della gestione agricola, anche sostenuta dalle pubbliche istituzioni, deve tenere conto delle piogge battenti, del gelo per quasi tutte le colture, per le nevicate e gli sbalzi imprevisti della temperatura.
Rispetto al passato, che storicamente comprende cinque secoli (XVI, XVII, XVIII, XIX, XX) lo scenario assicurativo è profondamente mutato in campagna e sul territorio. Dal 1827 con la Compagnia di Milano, si è passati alle prime polizze grandine nel 1836, alle assicurazione contro gli incendi piaga nelle campagne ottocentesche, ai Consorzi degli anni Venti del Novecento fino ad arrivare, negli anni Ottanta e Novanta, all’assetto assicurativo moderno il quale ha progressivamente aperto al sostegno del pubblico. Parallelamente si è sviluppato il “mondo delle assicurazioni” che fin dal Trecento ha riguardato i noli marittimi, i viaggi, le produzioni industriali, appunto gli incendi e la grandine. Adesso, come sottolinea Confagricoltura, occorre una riconsiderazione del PAI(Programma idrogeologico) nonché a una ridefinizione del sistema del calcolo delle medie produttive delle imprese per arrivare ad una certa flessibilità ed eventualmente alla possibilità dell’applicazione di meccanismi basati su indici per aree produttive. Così sarebbe più facile e produttiva la gestione del rischio agricolo.
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