Prezzi crollati, previsione di giacenze nei magazzini di un livello mai registrato negli ultimi dieci anni. Forte preoccupazione in tutte le oltre 4 mila aziende risicole italiane che stanno subendo la grave crisi del settore, legata alle importazioni dal Sudest asiatico sui mercati europei a dazio zero. Basta dare uno sguardo all’ultimo listino del mercato di Vercelli per rendersene conto: varietà come il Balilla-Centauro non superano i 24 euro al quintale, 21 il Sole, 25 il Ribe, 27 il Roma. Soltanto l’Augusto, il Baldo,l’Arborio, raggiungono i 38 euro. Esattamente con il Carnaroli, il principe dei risi italiani, che due anni era quotato 80 euro e in qualche caso sfiorava i 100.

L’Ente nazionale Risi ha partecipato al comitato di gestione dell’Organizazione comune dei mercati agricoli del 27 aprile, manifestando alla Commissione europea le proprie preoccupazioni in merito all’andamento del mercato in Italia. Inteventi analoghi della delegazione spagnola e di quella portoghese. Per approfondire i motivi della risi del settore, la Commissione ha annunciato che il 29 maggio si terrà un gruppo di esperti, specificando che non è esclusa la possibilità di ulteriori riunioni.

Infine Paolo Carrà, presidente dell’Ente Nazionale Risi, ha rivolto un appello al ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, per invitarlo ad adottare ogni possibile misura che possa comportare una riduzione delle eccedenze di mercato. “Una di queste misure – scrive – è certamente rappresentata dalla fornitura di riso agli indigenti che, se bandita in tempi brevi e per un quantitativo importante, potrebbe essere effettuata con il raccolto di questa campagna di commercializzazione. Di regola – contionua Carrà – negli anni passati le gare sono state bandite tra i mesi dsi aprile e maggio, periodo auspicabile anche per il 2017 proprio in considerazione dei problemi evidenziati. Ora è necessario bandire le gare quanto prima”..

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