Entro il 17 febbraio, i comuni del Piemonte dovranno mettersi in condizione di controllare la loro viabilità territoriale, più importante rispetto al passato, soprattutto per garantire gli equilibri territoriali. Il consiglio regionale, con la conseguente promulgazione della Legge Regionale n.22 del 4 novembre 2016, ha infatti precisato che “adotterà un regolamento tipo che definirà i contenuti minimi previsti nel regolamento comunale di polizia rurale”. La norma è articolata in una decina di punti dal quale dovranno dipendere sia la sicurezza dell’area comunale che gli eventuali interventi per bloccare alluvioni, frane, inquinamento provocato dai rifiuti i quali intasano tante aree del nostro Paese. La legge regionale anche comprende il lavoro agricolo e le modalità di lavorazione dei terreni in funzione del deflusso delle acque e dell’equilibrio idrogeologico.
Gli obblighi ai comuni della Legge 22, simile a quelle promulgate da altre regioni italiane, sono imposti in un momento particolare: le conseguenze del terremoto nell’Italia centrale che hanno messo a dura prova le aziende agricole anche per mancanza di vie di collegamento; le nevicate eccezionali; e la tragedia dell’hotel Rigopiano spazzato via da una valanga scesa dal Gran Sasso a cento chilometri all’ora. Nei giorni successivi al disastro sono emersi alcuni aspetti di cui occorrerà tenere conto sia con leggi e regolamenti sia con rilevamenti scientifici fino a qualche anni fa trascurati. Infatti, le grandi nevicate nonché le esondazioni di fiumi e torrenti avvertono che cambiando il clima sta diventando ancora più “nemico” del territorio e dei suoi abitanti. Non solo. Nel Nord Italia piove da tempo scarsamente e i livelli del Po e di altri corsi d’acqua sono al di sotto dei minimi idrici. Se nel frattempo la situazione non muterà, come temono gli esperti nella prossima primavera dovrà essere affrontata una “crisi idrica” con esiti seri per il riso e altre coltivazioni importanti.
A proposito dei fiumi e torrenti la Legge Regionale 22 invita anche i comuni del Piemonte a tenere presente la manutenzione dei corsi d’acqua, delle balere, dei fossi, degli scoli, degli impluvi e assimilati scorrenti sui sedimi privati. Inoltre, avendo anche presente la manutenzione dei cigli di sponda, nonché la manutenzione dei sedimi privati con termini, infrastrutture stradali pubbliche e di uso privato, in modo che non siano mai ostacolati mezzi di soccorso come – è bene ricordarlo – è accaduto in Abruzzo. Nella Legge 22 e nei regolamenti devono anche essere comprese le aree boschive e – è proprio il caso di ribadirlo – i rifiuti in sedimi privati che debbono essere rimossi. Ovviamente, tutte le violazioni debbono essere sanzionate, e questo a decorrere dall’approvazione del regolamenti sulla manutenzione territoriale che ogni comune sarà tenuto ad approvare. Quanti non ne terranno conto dovranno pagare multe fra 150 e 1.500 euro che finiranno sui bilanci municipali e, alla fine, graveranno sui cittadini.
Sia la legge regionale n.22 del 4 novembre 2016 che i prossimi regolamenti comunali obbligatori vanno visti in un contesto più ampio, riguardanti le attività territoriali civili, agricole, industriali. Per evidenziare quanto questo contesto sia importante, il ministero dell’Ambiente ha, in realtà, fatto sua una inchiesta del WWF pubblicata nello scorso mese di novembre che richiama dati inquietanti compresi nell’ultimo decennio. Secondo l’inchiesta, dal 1950 al 2010 per cause dovute agli squilibri territoriali, i morti in Italia sono stati quasi quattromila. E si calcola che nel nostro Paese siano in qualche modo a rischio 7 milioni 700 mila persone. Nella Europa comunitaria la percentuale del territorio in pericolo è del 4,3%, mentre in Italia dell’8,3% naturalmente con rischi maggiori dovuti a alluvioni, frane, incendi, smottamenti che coinvolgono le strade. Uguale è la minaccia dei rifiuti che inquinano i terreni produttivi, come lo sono le grandi discariche pubbliche. I calcoli riguardano anche i danni dovuti alla incuria, alla mancanza di interventi, ai fatti catastrofici che coinvolgono ogni area comunale. Secondo questi stessi calcoli, ogni euro risparmiato attuando provvedimenti di difesa farebbe risparmiare circa 100 euro. Però non va quasi mai così, e le catastrofi si abbattono non previste. Il conto per le inadempienze che anche la Legge Regionale n.22 vorrebbe correggere con la collaborazione dei comuni è stato fino ad ora salato: in Italia negli ultimi anni, 175 miliardi di euro sarebbero stati sborsati o vanamente promessi. In ogni anno si presume che il danno annuale sia stato intorno ai 3,5 miliardi. E questo andamento, che terrorizza e che costringerebbe ad attuare consistenti investimenti, è andato di pari passo con un consumo del suolo fra i 150 mila e i 200 mila ettari, ossia 35 ettari al giorno divorati anche a danno dell’agricoltura. Si spera che dopo il 17 febbraio, con la collaborazione dei comuni potrebbero aprirsi prospettive migliori per i territori piemontesi
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